Una generazione, o forse più di una, a causa del Coronavirus, sta sparendo. “È la generazione nata a cavallo della seconda guerra mondiale” scrive Giorgio Cremaschi su MicroMega. Lumsanews ha intervistato il sindacalista per comprendere più da vicino come il nostro Paese sta cambiando a causa dell’epidemia.
Nell’immaginario comune si pensa che la pandemia che stiamo vivendo è la nostra guerra. Quali sono secondo lei le differenze?
“Io non ho vissuto la guerra perché sono nato nel 1948. Dai racconti indiretti dei miei genitori e dei miei nonni, però, posso dire che ci sono delle differenze. I due problemi principali, durante il conflitto, erano la paura – per i bombardamenti, per i soldati al fronte, per i partigiani – e la fame. Noi non stiamo vivendo tutto ciò. Il ricordo più bello che ho di mia nonna è lei che racconta fiera, nell’imbarazzo della famiglia, di come all’inizio del ‘44 insieme alle sue vicine di casa ha assaltato un forno. Quella era fame”.
Nel suo articolo su MicroMega ha raccontato che i giovani di oggi vedono con disprezzo la sua generazione. Perché c’è questo sentimento?
“Si percepisce già dai commenti che si leggono sui social. La mia generazione è quella nata tra il ’38 e il ’59, è quella che è stata bambina durante il dopoguerra, quella che va dai Beatles alle barricate del Maggio francese. Non è quella che ha materialmente ricostruito il Paese, ma ha dato un impulso civile, sociale, culturale per la costruzione dell’Italia. I giovani di oggi hanno ragione a essere arrabbiati per il proprio futuro, ma non siamo noi i loro nemici”.
E chi sono?
“I nemici sono i ricchi, la finanza e il turbocapitalismo che ha portato via i diritti ai più giovani”.
Quali sono i sentimenti che nutre, invece, lei nei confronti dei giovani?
“Io non sono pessimista sui giovani di oggi, anzi. Sono molto vicino ai ragazzi che sfilano nelle piazze, accanto a Greta Thunberg, per difendere il clima e il nostro pianeta. Li vedo molto più simili alla mia generazione. I nonni, paradossalmente, sono molto più vicini ai nipoti che ai figli”.
Cosa dovrebbero imparare i giovani di oggi dalla sua generazione?
“Io non credo che si debba imparare dalle generazioni precedenti. L’unica cosa che mi sento di dire è che devono alzare la testa, lottare e combattere per un mondo più giusto perché ogni momento è quello adatto per farlo”.
Questa pandemia cosa ci insegnerà?
“Tutti quei diritti, come il diritto alla salute, che ci stavano mano a mano togliendo dovranno essere riconsiderati, visti sotto un’altra luce. È questa la prima cosa che la pandemia ci insegnerà: a rivedere gli aspetti sociali”.