Il decreto Milleproroghe ha fissato nel 31 ottobre 2018 la data per le prossime elezioni provinciali in tutta Italia. Un provvedimento che, di fatto, resuscita le Province, enti attaccati, criticati, ma che di fatto, fa notare l’edizione odierna de Il Sole 24 Ore, “sono vivi e vegeti”.
Dopo il decreto Milleproroghe infatti si è messa in moto la macchina organizzativa per l’election day di ottobre. Da allora e fino a gennaio 2019 verranno eletti 47 presidenti e 70 consigli provinciali. In tutto 850 seggi, assegnati da sindaci e consiglieri comunali. Venerdì scorso la prima convocazione dei comizi. Nei prossimi giorni la compilazione delle liste elettorali.
Ma già in queste fasi, denuncia il quotidiano economico, si rischia il caos istituzionale. Le elezioni provinciali risentono del contenuto della Legge “svuotaprovince”, firmata dall’ex ministro e sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio. Una misura che rappresentava solo il primo atto della riforma ideata dal governo Renzi e che aveva nel referendum costituzionale il suo naturale seguito. Il fallimento della riforma costituzionale, però, ha lasciato la materia in una forma ibrida.
Ad oggi, solo il 38% dei sindaci potrebbe presentarsi alle elezioni provinciali. Agli altri mancherebbero i mesi di mandato minimi richiesti dalla legge. Altro tema la durata diversa di consigli (2 anni) e presidenti (4 anni). Tutti temi, oggi, sul tavolo dell’attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti. Il quale, però, al momento non si è ancora pronunciato sul tema.