C’è un nuovo indagato nell’ambito della ricerca dei nomi di chi, in quell’ottobre del 2009, fece falsificare i documenti sullo stato di salute del ragioniere romano. Si tratta del tenente colonnello Francesco Cavallo, allora capo ufficio comando del Gruppo carabinieri Roma. Con lui, gli imputati nell’ambito di questo nuovo filone di indagini salgono a sei.
In base a quanto emerso dalle nuove carte depositate dalla procura, sarebbe stato proprio Cavallo a suggerire al comandante della stazione di Tor Sapienza, luogotenente Massimiliano Colombo, di modificare l’annotazione di servizio sullo stato di salute di Cucchi.
Oltre a questo, anche Vincenzo Nicolardi, altro carabiniere imputato nel caso, è finito nell’occhio del ciclone nelle ultime ore. “Magari morisse, li mortacci sua”, è la frase incriminata, intercettata durante una sua conversazione con il capoturno della centrale operativa del comando provinciale e avvenuta tra le 3 e le 7 di mattina del 16 ottobre – il mattino dopo l’arresto. È riportata negli atti che il pm Musarò ha depositato, e fa riferimento alle condizioni di salute del geometra allora appena arrestato. Inevitabile lo choc in aula ieri, al momento della rivelazione.
Non solo: stando a quanto riportato nelle carte dell’accusa, il 30 ottobre – otto giorni dopo la morte di Cucchi – ci sarebbe stata anche una riunione al comando provinciale di Roma, convocata dall’allora comandate, generale Vittorio Tomasone, con i vari carabinieri coinvolti nella vicenda.
“È una storia costellata di falsi”, ha denunciato il pm. “Basiti” si dicono il legale Anselmo e la famiglia Cucchi: “Quello che ci fa veramente molto male e arrabbiare è che da quest’inchiesta emergono fatti e comportamenti esecrabili, indegni per appartenenti all’Arma”, ha dichiarato l’avvocato.