Protestano gli sfollati del Ponte Morandi. Un gruppo di manifestanti si è radunato davanti alla sede della Regione per contestare le istituzioni mentre era in corso la seduta congiunta dei consigli comunale e regionale che doveva discutere del crollo. Inizialmente era stato impedito loro l’accesso in aula, poi è stata fatta entrare una delegazione degli abitanti di via Porro, una delle aree evacuate. Si lamenta l’impossibilità di recuperare i propri effetti personali dalle abitazioni evacuate sotto il troncone est del viadotto e il presunto trattamento privilegiato nei confronti delle imprese, in particolare la Ansaldo.
Intanto, secondo un elenco consegnato dalla Guardia di Finanza alla Procura di Genova, 13 persone tra dirigenti di società Autostrade, ministero dei Trasporti e Spea, società del gruppo Atlantia che si occupa di sorveglianza e manutenzione delle infrastrutture, sarebbero state a conoscenza sin dal 2015 delle criticità del Ponte. Nella lista figurano i principali dirigenti di società Autostrade: il presidente Fabio Cerchiai, l’amministratore delegato Giovanni Castellucci, il direttore centrale delle operazioni Paolo Berti, il direttore del tronco genovese Stefano Marigliani e quello della manutenzione Michele Donferri Mitelli.
Nel documento ci sarebbero anche i nomi di tre dirigenti di Spea engineering, che avrebbe dovuto eseguire la ristrutturazione dei tiranti del ponte: l’amministratore delegato Antonio Galatà, il coordinatore delle attività di progettazione dell’ufficio sicurezza Massimo Bazzarelli e il responsabile del progetto di “retrofitting” dei tiranti, Massimiliano Giacobbi.
Cinque i funzionari pubblici coinvolti, tre dei quali della Direzione generale per la vigilanza sulle concessioni autostradali. Si tratta del capo della struttura, Vincenzo Cinelli, del responsabile dei controlli qualità del servizio Autostrade Bruno Santoro e del capo della divisione analisi e investimenti Giovanni Proietti. Gli ultimi due nomi sarebbero quelli di Roberto Ferrazza, Provveditore alle opere pubbliche di Liguria e Piemonte e Carmine Testa, capo dell’ufficio ispettivo territoriale. Nessuno dei coinvolti risulterebbe ancora iscritto nel registro degli indagati.
Nel frattempo, i periti dei pm hanno consegnato una prima relazione sulle probabili cause del crollo attribuendole a un “cedimento strutturale all’antenna del pilone 9, il punto in cui i tiranti si congiungono all’estremità del sostegno”. Dai carteggi tra le varie diramazioni del ministero, emergerebbe come i dirigenti fossero consapevoli che i tempi per la ristrutturazione del ponte si stessero dilatando eccessivamente.