Aumenta a sei il bilancio delle vittime dei crolli dei due palazzi di East Harlem avvenuti a causa di una fuga di gas intorno alle 15 di ieri (ora italiana). Il tragico avvenimento ha terrorizzato l’opinione pubblica americana, ma non solo, più di quanto non avrebbe fatto in qualunque altra città. La risonanza mediatica immediata, con le dirette streaming degli avvenimenti da parte dei più grandi media mondiali, fa eco a quella più tragica dell’11 settembre del 2001, quando erano rovinate a terra le torri gemelle e si enumerava un numero ben più alto di vittime.
A tredici anni di distanza lo shock non è stato ancora superato e i fermi immagine sono crudelmente simili: il fumo che avvolge il quartiere, la cenere che si posa fino a dieci isolati di distanza, le urla, i soccorsi (per altro immediati), la riviviscenza del terrore. Del terrorismo.
Eppure i sentori delle reali motivazioni del crollo si erano susseguiti già da mesi. Secondo alcune testimonianze, già lo scorso novembre una delle due unità franate a terra aveva subito un’altra fuga di gas; mentre un residente di uno dei palazzi crollati, Ruben Borrero, riferisce anche che “nelle ultime settimane c’era un odore di gas insopportabile” e che un giorno prima del disastro se ne fosse lamentato con il proprietario.
Sentori che De Blasio, sindaco di New York, e l’amministrazione comunale debbono non aver notato. “È una delle tragedie del tipo peggiore, perché non ci sono state indicazioni in tempo per poter salvare la vita delle persone”, aveva riferito il primo cittadino pochi minuti dopo il crollo. Non prima di aver perentoriamente affermato l’estraneità ai fatti di motivazioni terroristiche. Estraneità che invece non avevano escluso da subito gli scrupolosi cronisti della Grande Mela, gettando il panico in rete.
E mentre la conta delle vittime accertate sale di minuto in minuto, Edward Foppiano, vice presidente della società incaricata di controllare periodicamente la zona (l’azienda Con Edison), riferisce che l’isolato era stato analizzato l’ultima volta il 28 febbraio nell’ambito di una verifica di routine per eventuali fughe di gas e non erano stati riscontrati problemi.
Nicola Maria Stacchietti