HomeCronaca Crisi: Pil in calo, consumi in discesa, redditi insufficienti e risparmi minacciati. Il punto sul caso italiano

Crisi: Pil in calo, consumi in discesa, redditi insufficienti e risparmi minacciati. Il punto sul caso italiano

di Anna Serafini07 Marzo 2013
07 Marzo 2013

Il prodotto interno lordo italiano ha registrato una flessione del 2,7% nel periodo ottobre-dicembre 2012 rispetto l’anno precedente. Un calo di molto superiore alla corrispettiva media dell’Eurozona, pari al -0,9%. A tali diffusi ieri da Eurostat, si aggiungono le stime negative sui consumi, scesi del 2,4% su base annuale, secondo Confcommercio. Anche le associazioni dei consumatori Federconsumatori e Adusbef hanno rilanciato l’allarme e annunciato una diminuzione del potere d’acquisto dal 2008 pari al 14,1%, mentre continuano a crescere a ritmo sostenuto prezzi e tariffe, comportando un significativo aumento del costo della vita per gli italiani. Bankitalia, in un rapporto pubblicato martedì, ha allertato sull’impatto della crisi sulle famiglie: due su tre considerano insufficiente il proprio reddito, il tasso di risparmio è caduto di quasi 4 punti percentuali tra il 2007 e il 2011 e l’incidenza della povertà tra le famiglie giovani ha raggiunto quota 15,2% tra il 2008 e il 2010. E per le imprese, la situazione non è migliore: ancora fermi i pagamenti della Pubblica Amministrazione, in passivo di 70 miliardi.
Conferma l’aggravamento della recessione economica, l’ufficio statistico dell’Unione Europea, secondo cui nell’ultimo trimestre del 2012 il Pil dell’Eurozona è sceso dello 0,6% rispetto al -0,1% del trimestre precedente. Su anno, il Pil dei 17 Paesi ha registrato una diminuzione dello 0,9% rispetto ad ottobre-dicembre 2011. Il calo del Pil nell’Ue a 27 è stato invece, nei due confronti, pari al -0,5% e al -0,6%. Preoccupano i dati che riguardano l’Italia: -0,9 nei tre mesi, -2,7% nel  raffronto annuale.
Non solo. A gennaio 2013 i consumi hanno raggiunto i livelli del 2004. Lo ha riferito ieri Confcommercio, registrando una flessione del -2,4% su base annua e del -0,9% rispetto al dicembre precedente. Secondo i dati dell’associazione di categoria, la domanda di beni è servizi è scesa rispettivamente del 3,4% e del 2%. Il decremento maggiore è stato quello riguardante beni e servizi per la mobilità, a due cifre, -10,1%, mentre i settori alimentari, delle bevande, del tabacco, dell’abbigliamento e delle calzature hanno visto una diminuzione del -3,9, riflettendo scelte d’acquisto cavalcate dal 2010. E’ il settore delle comunicazioni, invece, a registrare una variazione positiva del 5,7% rispetto a gennaio 2012.
Anche Federconsumatori e Adusbef puntano i riflettori sulla discesa dei consumi e prevedono per il biennio 2012-2013 un crollo pari al 6,1% che equivale a “una caduta complessiva della spesa delle famiglie di -44 miliardi”. Secondo l’Osservatorio nazionale Federconsumatori il potere d’acquisto delle famiglie italiane è sceso del -14,1 negli ultimi cinque anni, “un dato allarmante” che si aggiunge all’aumento dei prezzi per il biennio 2012-2013 “pari a +3.823 euro, dovuto alla micidiale congiuntura tra incontrollato aumento di prezzi e tariffe e l’incremento della tassazione”.
Arriva da Via Nazionale l’allarme sulle percezioni del disagio economico sentito dalle famiglie italiane: “nel 2010 è aumentata al 65% (era al di sotto del 40% nel 1990) la quota di quelli che valutano il proprio reddito inferiore a quanto ritenuto necessario”, si legge nello studio pubblicato martedì da Bankitalia. Tra il 2007 e il 2011, è sceso di quattro punti percentuali il tasso di risparmio in Italia, stabile invece in Francia e Germania. A ciò si aggiunge la percezione sull’effettiva possibilità di risparmiare, diffusa negli anni ’90 tra una famiglia su due, oggi tra il 30%. Ancor più in diffoltà, sul fronte salvadanaio, chi vive solo, in affitto e ha un lavoro ha tempo determinato. Per i nuclei giovani poi, l’incidenza della povertà è aumentata al 15,2% tra il 2008 e il 2010.
Nel frattempo, continuano le 150mila imprese (soprattutto sanitarie) che vantano sulla pubblica amministrazione a essere frenate nel recupero dei crediti dalla Pa: 70miliardi di debito di cui 30-35 incapo alle Regioni.

Anna Serafini

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