Accuse reciproche e minacce velate. La tensione tra Bielorussia e Polonia sui migranti al confine rischia di esplodere. Per Varsavia, l’Unione europea e la Nato, il regime di Lukashenko sta usando i migranti come strumento di pressione nei confronti di Bruxelles. Mentre la Commissione Ue ha chiesto ai paesi membri di colpire la Bielorussia con nuove sanzioni, la prima risposta concreta è arrivata dal Consiglio dell’Unione, che ha sospeso in modo parziale l’applicazione facilitata dei visti per gli esponenti governativi bielorussi.
Il premier polacco Mateusz Morawiecki ha sottolineato che “in gioco ci sono la stabilità e la sicurezza dell’intera Ue”. Con Varsavia si sono posizionate le istituzioni occidentali, come l’Alleanza Atlantica. Il segretario generale Jens Stoltenberg, parlando di “situazione grave”, ha dato supporto al presidente polacco Andrzej Duda reputando “inaccettabile la tattica ibrida della Bielorussia”.
Dall’altra parte del filo spinato rigettano le critiche e rilanciano. Con un comunicato, il ministero della Difesa bielorusso, ha definito “infondate” tali accuse, puntando il dito invece contro la Polonia, responsabile di aumentare la tensione “deliberatamente”. Nella nota, Minsk ha avvertito Varsavia di non mettere in atto provocazioni al confine contro la Bielorussia.
L’allerta a Bruxelles è massima. Per la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson “La priorità è quella di interrompere i flussi in arrivo a Minsk”. In territorio bielorusso atterrano aerei con i migranti provenienti da Siria, Iraq e Afghanistan. I voli partono da Dubai, dalla Turchia, dall’Egitto, in alcuni casi anche dopo scali in Russia, che ha tutto da guadagnare dall’instabilità ai confini europei. Non a caso la presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen, ha aperto alla possibilità di sanzioni nei confronti di compagnie aeree coinvolte nel traffico di esseri umani.