Un bimbo di un anno è morto di freddo nella foresta al confine tra Bielorussia e Polonia. I genitori del piccolo, feriti, erano stati portati via dall’area di frontiera per essere curati, ma nessuno si sarebbe occupato del bambino.
Nelle ultime ore è stato anche sgomberato dalle autorità bielorusse l’accampamento di migranti sorto al confine tra i due paesi. Le persone che da giorni si trovavano nell’area tra il villaggio bielorusso di Bruzgi e quello polacco di Kuznica sono state trasferite in una struttura ad alcune centinaia di metri di distanza.
Queste sono solo alcune delle conseguenze della crisi dei migranti che partono dal Medioriente e arrivano in Bielorussia con il favore del governo, rimanendo però bloccati al confine con la Polonia. Secondo l’Ue, Minsk spinge i profughi verso il confine con l’intenzione di mettere in difficoltà l’Unione europea.
Pesanti critiche sono arrivate anche dal presidente russo Vladimir Putin: “L’Occidente sta usando la crisi migratoria al confine tra Bielorussia e Polonia per fare pressione su Minsk. Chiediamo il dialogo tra le autorità e l’opposizione”.
Quello che sta accadendo in Polonia, al confine con la Bielorussia “non è una crisi migratoria, è una crisi politica provocata dal regime di Lukashenko per destabilizzare e creare il caos nell’Unione Europea. È una vendetta per le sanzioni contro Minsk e il sostegno dato all’opposizione bielorussa”. È invece quanto sostiene l’Ambasciata della Polonia in Italia.
Ad esprimersi sulla questione è stato anche il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. “Siamo profondamente preoccupati della situazione al confine tra Polonia e Bielorussia. Monitoriamo molto da vicino quanto accade e portiamo solidarietà alla Polonia e a tutti i membri della Nato coinvolti”.
Non sono mancate le reazioni da parte delle istituzioni europee. “Lo sfruttamento dei migranti e dei richiedenti asilo deve cessare, la disumanità deve cessare”, ha scritto su Twitter il presidente del parlamento europeo, David Sassoli. Eppure proprio l’Unione sarebbe in parte responsabile di quanto sta accadendo al confine. Secondo il portavoce di Unicef Andrea Iacomini, “L’Ue ha lasciato morire bambini e bambine in mare ora lasciano morire bambini e bambine di freddo. Non si può più dire ‘basta’, ora ci aspettiamo un gesto concreto”.