Il voto di fiducia confermato ieri al Senato ha evitato un salto nel buio. I 156 voti ottenuti da Giuseppe Conte a Palazzo Madama sanciscono una vittoria sofferta e ottenuta sul filo del rasoio, considerando che i voti contrari sono stati 140 e 16 gli astenuti di Italia Viva, il partito di Matteo Renzi.
Il premier ha convocato per oggi a Palazzo Chigi un vertice di maggioranza. L’obbiettivo primario è ampliare i numeri della base parlamentare. I 156 voti non garantiscono, infatti, una maggioranza stabile.
Concluso il vertice, Conte dovrebbe recarsi al Quirinale per illustrare al capo dello Stato Sergio Mattarella il percorso che il governo intraprenderà in questa fase.
L’instabilità derivante dai numeri della maggioranza al Senato colpirebbe soprattutto l’agibilità delle commissioni, fortemente a rischio. In assenza di un nuovo equilibrio tra le forze in campo con la nascita di nuovi gruppi o l’ingresso di un numero consistente dei singoli deputati e senatori tra le fila dei sostenitori di Giuseppe Conte, Italia Viva resterebbe l’ago della bilancia.
E nell’eventualità che i “renziani” dovessero votare con l’opposizione, il governo avrebbe la maggioranza solo in tre delle 14 commissioni in Senato: Finanze, Agricoltura e Lavoro.
Nelle commissioni “strategiche”: Affari costituzionali, Bilancio (che include legge elettorale proporzionale e Recovery plan), Industria e Politiche Ue si verificherebbe un pareggio, che a Palazzo Madama, risulterebbe comunque una bocciatura. Mentre nelle restanti sette commissioni, tutti i gruppi affiliati al premier, si troverebbero in svantaggio già in partenza.