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Crisi Atac, buco di bilancio da 65 milioni e una giungla di inefficienze. Il governo ha nelle mani il piano di rientro, con lo stipendio di luglio dei dipendenti e le corse degli autobus da garantire

di Federico Capurso20 Giugno 2014
20 Giugno 2014

atac-scioperoIl piano di rientro di Roma Capitale, stilato dal nuovo assessore al Bilancio Silvia Scozzese, abbonda di tagli strutturali e sforbiciate che colpiscono quasi ogni voce di bilancio e che, nei prossimi tre anni, dovrebbero portare risparmi per 445 milioni di euro. Unica voce in controtendenza è quella di Atac Tpl, che sale da 518 a 531 milioni di euro di finanziamento. D’altronde, senza questa boccata d’ossigeno, l’azienda per i trasporti della Capitale andrebbe incontro al rischio di non poter pagare lo stipendio di luglio ai propri dipendenti e conseguentemente provocare gravi disservizi.
Ciò che più preoccupa è il buco di bilancio, che a marzo scorso era già arrivato a 40 milioni di euro, e che nel 2014 è cresciuto fino a toccare i 65 milioni. Tra le varie anomalie, Atac avrebbe un numero di autisti (circa 6000) pari ad appena la metà del personale dell’azienda (circa 12.000), frutto di una politica di assunzioni incontrollata il cui apice venne raggiunto con lo scandalo di amici e familiari raccomandati, piovuto sulla testa dell’amministrazione Alemanno. Oggi – frutto di queste storture – per coprire il servizio e permettere a cittadini e turisti di muoversi per la città, è necessario che gli autisti Atac facciano «il 30% di straordinari», denunciano i 5 Stelle, con tutte le spese in più che questo comporta. Gli autisti, «proprio per queste ragioni d’urgenza, non possono prendersi un numero di ferie che va dai 60 ai 115 giorni», nonostante le ferie siano, fino a prova contraria, un diritto del lavoratore. Nei mesi scorsi alcune organizzazioni sindacali, in rappresentanza degli stessi autisti, hanno proposto di rivedere il “monte ore” distacchi per le agibilità sindacali. Questo consentirebbe, per un verso, di ridurre dei privilegi; per l’altro, di recuperare importanti e preziose risorse e ore di lavoro per il trasporto, a un costo enormemente ridotto rispetto a quello attuale.
Al di là degli scioperi, degli straordinari e degli allagamenti delle stazioni della metropolitana, la tegola più pericolosa per gli equilibri politici interni all’azienda è rappresentata dalle inchieste giudiziarie che stanno colpendo i vertici. Dal punto di vista amministrativo, invece, si suda freddo per la questione fornitori. La fiducia dei creditori è, in effetti, ridotta all’osso: in molti tergiversano sulla consegna dei pezzi di ricambio necessari alle riparazioni (1 autobus su 3 è senza aria condizionata) e – si vocifera – alcune aziende avrebbero chiuso i rubinetti, in vista di un possibile fallimento, per poter acquisire un successivo diritto sul patrimonio.
Mercoledì prossimo è previsto un incontro tra il cda dell’azienda e l’azionista unico, il Comune, per discutere dell’approvazione di bilancio 2013. Il gioco, ad ogni modo, rimane nelle mani del governo, che dovrà poi approvare entro i primi di luglio il piano di rientro di Roma Capitale – all’interno del quale c’è anche il bilancio Atac – ed evitare così un’empasse dalla quale sarebbe difficile uscire incolumi.

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