Ergastolo per l’ex colonnello dei servizi di intelligence siriani Anwar Raslan. È quanto stabilito dalla Suprema Corte regionale di Coblenza, che ha condannato il militare per crimini contro l’umanità. Raslan, 58 anni, è stato giudicato colpevole e responsabile della tortura di almeno 4.000 persone durante la guerra siriana e di 58 omicidi, stupri e aggressioni sessuali tra il 2011 e il 2012. Il militare ricoprì un ruolo di primo piano nella repressione del dissenso politico nel regime di Bashar al-Assad. Le sue efferatezze si consumarono in particolare nel dipartimento 251 di Damasco, la prigione dei servizi segreti siriani di al-Khatib.
Un processo iniziato nell’aprile del 2020, dopo l’arresto dell’ex colonnello a Berlino avvenuto l’anno prima. Da cinque anni Raslan si trovava in Germania insieme alla sua famiglia come “rifugiato politico”. La sua fuga dalla Siria era stata favorita in realtà dagli stessi oppositori in esilio di Assad, in cambio di informazioni segrete che avrebbero dovuto far cadere il presidente. Ma a quanto scrive il Corriere, Raslan non le avrebbe mai fornite.
Il procedimento penale chiuso oggi è il primo che coinvolge un funzionario del regime siriano e che ha visto la partecipazione di 80 testimoni, vittime di torture, e anche di numerose parti civili di organizzazioni non governative. Diversi di loro sono tra i circa 800 mila siriani che oggi vivono in Germania. Un processo definito da più parti “politico”, basato sul principio della giurisdizione universale, applicato dalla giustizia tedesca.
L’organizzazione Human Rights Watch (Hrw) ha parlato di “svolta in direzione della giustizia per i gravi crimini commessi in Siria. Un momento significativo per quei civili sopravvissuti alle torture e alle violenze sessuali nelle carceri della Siria”. Sempre l’ong ha invitato anche altri Paesi a seguire “l’esempio della Germania e promuovere sforzi concreti per perseguire i gravi crimini siriani”.