Il racconto mediatico e politico del fenomeno della criminalità degli stranieri sembra tratteggiare i contorni di un Paese angosciato e preoccupato della propria sicurezza e incolumità, ma ancora una volta i numeri sembrano smentire, almeno in parte, le suggestioni.
Secondo il rapporto “La criminalità: tra realtà e percezione”, pubblicato dal Ministero dell’Interno nel 2023, solo il 4,7% degli italiani indica – come causa della diffusione dei fenomeni criminali nel nostro Paese – l’eccessiva presenza di immigrati. Un dato sorprendente se si pensa che, nel 2017, ad avere quest’idea era il 12,5%, mentre nel 2019 era l’11,4%.
Delle persone che percepiscono l’eccessiva presenza di migranti come un pericolo per la sicurezza pubblica: il 6,3% voto sinistra o centrosinistra, il 16,5% vota destra o centrodestra, mentre il 5,1% vota per il Movimento cinque stelle. Se, invece, si considera il dato dal punto di vista del titolo di studio emerge che di coloro che la pensano così: il 2,8% non ha alcun titolo di studio o possiede solo la licenza elementare; il 7,9% ha la licenzia media, il 4,5% ha conseguito il diploma di maturità, mentre coloro che hanno conseguito una laurea, un master o un dottorato si fermano al 3,0%.
Solo l’8% degli intervistati, invece, ritiene che limitare l’accesso agli immigrati risolverebbe il problema della criminalità. Riguardo agli autori dei crimini: il 6,1% ritiene che siano in prevalenza gli italiani, il 20,7% ritiene che siano in prevalenza stranieri, il 47,0% ritiene che le due componenti si equivalgano, mentre il 26,2% si dichiara incerto.