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Spaccatura tra Putin e l’Ue, ma le sanzioni non preoccupano il Cremlino

di Nino Fazio24 Marzo 2014
24 Marzo 2014

putin

Si fa sempre più profonda la spaccatura tra la Russia di Putin e le forze politiche occidentali. Il referendum plebiscitario con cui la Crimea ha scelto l’annessione a Mosca è stato firmato da Putin e celebrato con i fuochi d’artificio a Mosca, Simferopoli e Sebastopoli. La consultazione popolare, ritenuta “illegittima e illegale” da tutte le forze internazionali, ha causato nei giorni scorsi l’inasprimento delle sanzioni economiche e amministrative da parte degli Stati Uniti e dell’Unione europea. La lista nera dell’Ue coinvolge adesso 33 personalità, 12 in più rispetto a quella iniziale.

L’Ue vara sanzioni più dure. Oltre al congelamento dei beni, i russi e ucraini filo-russi colpiti non potranno ottenere i visti per viaggiare nel territorio dell’Unione. L’obiettivo è eguagliare in durezza e incisività le sanzioni varate dagli Stati Uniti. Ad essere colpiti, stavolta, sono nomi di spicco molto vicini al presidente Putin, come Dmitry Rogozin, vicepremier della Russia. “Tutte queste sanzioni non valgono un solo granello di sabbia della Crimea, che è tornata alla Russia”, ha detto sprezzante Rogozin in un messaggio su Twitter.
La riunione del G7. Una riunione del G7 è prevista per stasera, a margine del vertice sul terrorismo nucleare, che vedrà riuniti all’Aia i capi di Stato e di governo di oltre 50 Paesi. Al vaglio l’esclusione definitiva della Russia dai giganti del mondo, dopo l’annessione della Crimea e l’escalation di violenza per piegare le ultime resistenze ucraine nella penisola.
Ultimi presidi conquistati, Kiev ritira le truppe. Cadono, intanto, le ultime basi militari della penisola ancora in mano ucraina. All’alba di stamattina blindati leggeri ed elicotteri hanno condotto l’assalto alla base di Feodosia. L’attacco odierno segue la presa della base aerea di Belbek, nei pressi di Sebastopoli, e della base di Novofedorivka, nell’ovest della Crimea. Il presidente ad interim Oleksandr Turchynov ha ordinato al ministero della Difesa “il ridispiegamento delle unità militari che si trovano in Crimea”. Il ritiro delle truppe ucraine dalla penisola è confermato dal vicepremier della Crimea Rustam Temirgaliyev, secondo il quale “tutti i militari ucraini in Crimea sono passati dalla parte dei russi o si preparano a lasciare il territorio della repubblica”.
L’Ocse invia gli osservatori. La situazione in Ucraina è continuamente monitorata da una delegazione di 40 osservatori dell’Ocse, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa. La missione – che prevede l’invio di altri 60 osservatori – non riguarderà però la Crimea, come specificato dal rappresentante russo all’Ocse Andrei Kelin. “Il mandato della missione è perfettamente chiaro e deriva dalla realtà geopolitica. – ha specificato Kelin – Da oggi la Crimea fa parte della federazione della Russia”.
Gli osservatori dovranno monitorare la situazione della sicurezza, i diritti umani e la tutela delle minoranze in Ucraina.
La Crimea è solo un punto di partenza? Sebbene il Cremlino assicuri che si tratta soltanto di esercitazioni, la presenza di ingenti dispiegamenti di forze armate al confine sud-orientale continua a destare preoccupazione. L’indipendenza e l’integrità territoriale dell’Ucraina è considerata sempre più a rischio. Il vice consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Tony Blinken, in un’intervista alla Cnn ha ammesso che , sebbene  l’obiettivo della Russia possa essere solo intimidatorio, “è anche possibile che si stia preparando a entrare nel Paese”.

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