Il referendum in Crimea, voluto fortemente da parlamento locale, si terrà il 16 marzo 2014. Si chiederà ai cittadini della penisola sul Mar Nero se intendano rimuovere l’appartenenza allo stato ucraino e passare a far parte della Federeazione Russa. Arseni Iatseniuk, nuovo premier ucraino, dopo essersi incontrato con i più importanti premier dei paesi Ue nel recente vertice del Consiglio europeo, ha affermato che la Crimea resterà Ucraina e che il referendum per il passaggio verso la Federerazione Russa è sostanzialmente illegittimo. Posizioni avverse che alzano la temperatura e il clima dell’intera diplomazia internazionale.
L’intervento della Ue. Le tensioni fra Russia e Ucraina mettono alla prova i leaders europei che stanno faticosamente tentando di evitare lo strappo diplomatico fra i due paesi. Il pericoloso braccio di ferro fra Kiev, Donetsk e Mosca ha messo in fermento l’intera comunità internazionale a tal punto che nella giornata di ieri è arrivata, provvidenziale, la telefonata tra il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e il titolare del Cremlino, Valdimir Putin.
La Casa Bianca chiama il Cremlino. Nel colloquio telefonico il presidente russo e il collega americano hanno discusso della sovranità Ucraina, attenti a non intaccare le relazioni bilaterali che Cremlino e Casa Bianca hanno costruito attraverso anni di dialogo. Indiscrezioni raccontano che Putin sarebbe pronto ad accettare l’arrivo di osservatori internazionali a salvaguardia dei diritti dei cittadini ucraini, siano essi filorussi o rivoluzionari.
Intanto le autorità di Kiev hanno chiesto che l’Interpol possa emettere un mandato d’arresto per il deposto presidente Viktor Yanukovich, accusato di abuso di potere e omicidio. L’Unione europea, dopo l’arrivo dei militari russi in Crimea, minaccia il Cremlino di sospenderne la partecipazione al G8, di rivedere i termini per la concessione di visti in ambito Ue e di annullare ogni incontro bilaterale Europa-Russia.
Emanuele Bianchi