Francesco Mengozzi e Giancarlo Cimoli, ex amministratori delegati di Alitalia, sono stati rinviati a giudizio insieme con altre cinque persone per il crack dell’azienda nel 2008. La data d’inizio del processo è fissata per il prossimo 18 giugno. Insieme a Mengozzi e Cimoli saranno giudicati davanti al Tribunale di Roma, su richiesta del Gup Wilma Passamonti, anche Gabriele Spazzadeschi (ex direttore dipartimento amministrazione finanza), Pierluigi Ceschia (ex responsabile settore finanza straordinaria), i funzionari Giancarlo Zeni e Leopoldo Conforti e l’ex responsabile settore acquisti, Gennaro Tocci. Per il procurato aggiunto Nello Rossi e i sostituti Stefano Pesce e Maria Francesca Loy, i sette manager sono accusati di bancarotta fraudolenta per distrazione e dissipazione e di manipolazione di mercato. Fra il 2001 e il 2007 avrebbero accumulato quattro miliardi di euro in perdite con alcune operazioni «abnormi sotto il profilo economico e gestionale». Come, ad esempio, l’acquisto della compagnia Volare, pagata nove milioni di euro in più rispetto all’offerta di Air One. Cimoli è anche imputato di aggiotaggio poiché accusato di aver fornito «una rappresentanza falsa e ingannevolmente idonea a determinare sensibili alterazioni del prezzo delle azioni di Alitalia Fly».
Il ruolo del governo. Gli anni in cui, secondo i giudici, hanno operato i sette manager sono quelli dei governi Berlusconi e Prodi. Il Gup Passamonti chiede, con il passaggio degli atti al pubblico ministero, che si faccia luce sull’intera vicenda non tralasciando il possibile ruolo di altri attori nella scena: le carte ora in mano del pm serviranno «per le valutazioni di competenza in ordine all’eventuale esercizio dell’azione penale nei confronti di altri soggetti che potrebbero aver avuto responsabilità diretta nella bancarotta come allo Stato, principale azionista di maggioranza di Alitalia e il Governo per eventuali ingerenze nella gestione della società in maniera da concorrere nella commissione di reati».
Azionisti. Grazie a questo processo , commenta il Codacons, «tutti i possessori di titoli azionari del gruppo Alitalia possono richiedere il riconoscimento dei danni morali e patrimoniali subiti, la cui quantificazione emergerà in seguito ma che dovrebbe essere parametrata sul valore delle azioni perdute».
Francesca Ascoli