Il nord Europa cerca di rispondere all’aumento dei contagi. Il governo austriaco ha annunciato un lockdown generale di venti giorni a partire da lunedì. La misura continuerà ad essere applicata ai non vaccinati. Dal primo febbraio scatterà l’obbligo vaccinale. Preoccupazione anche in Germania, dove l’incidenza del virus è quintuplicata nelle ultime quattro settimane. Il ministro della Salute ha dichiarato che “siamo in una fase in cui non dovremmo escludere nulla”, neanche un lockdown.
Ieri la cancelliera uscente Angela Merkel ha parlato di “situazione drammatica”, promettendo misure più severe per i non vaccinati. Si tratta del cosiddetto modello “2G”, che esclude in parte i non vaccinati dalla vita pubblica in caso di superamento del livello 3 delle ospedalizzazioni a livello regionale.
Secondo l’Ecdc, l’Agenzia europea per il controllo e la prevenzione delle malattie, i contagi vengono soprattutto dall’est Europa. A dimostrazione di ciò, la maggioranza degli Stati di quest’area del continente è in zona rossa.
Oltre a Germania e a Austria, altri Paesi si apprestano a introdurre delle restrizioni. La Slovacchia ha chiuso le porte della vita pubblica ai non immunizzati. Anche la Repubblica Ceca ha introdotto restrizioni durissime per i no vax. La Grecia ha vietato loro l’ingresso a tutti i luoghi pubblici al chiuso, come teatri, musei, palestre e discoteche. Il Belgio, invece, ha reintrodotto lo smart working obbligatorio per chi lavora in ufficio almeno 4 giorni a settimana. In molte regioni della Spagna si prevede l’estensione dell’uso obbligatorio del Green pass.
L’aumento dei contagi sta spingendo anche Bruxelles a organizzare la certificazione verde in maniera diversa per gli spostamenti tra paesi. Oltre alla durata di nove mesi, è al vaglio l’ipotesi di un sistema “2G” per cui potrà spostarsi solo chi è vaccinato o chi è guarito, e verrà meno la validità del tampone.