La società americana Meleam, con 41 sedi in tutto il mondo, tra cui in Italia, proprio nel nostro paese ha avviato uno studio a campione su più di 7mila soggetti asintomatici per tracciare l’incidenza del Covid-19 nella popolazione. L’equipe di ricercatori, guidata da Pasquale Bacco, ha evidenziato risultati grazie ai test sierologici somministrati.
I giovani.
Prima di tutto, i veri responsabili della trasmissione del Coronavirus sono stati i soggetti fino ai 30 anni di età. Quasi sempre completamente asintomatici, si legge nel rapporto, “hanno infettato e amplificato il resto della diffusione”. Questo particolare ci riconduce agli episodi di assembramenti di giovani in molte città italiane negli ultimi tre giorni: una vera e propria “movida”, che ha indotto in alcuni casi a provvedimenti restrittivi sugli esercizi commerciali aperti nelle ore serali e notturne, come a Perugia.
In queste fasce di età, tra l’altro, è stata rilevata una positività agli anticorpi “più che doppia” rispetto alle fasce più anziane, che invece sono maggiormente colpite dai sintomi e dagli esiti negativi, se non mortali, della malattia.
Il clima e lo spostamento del virus.
Come tutti i coronavirus, anche questo è condizionato “in maniera determinante” dalle condizioni climatiche. I ricercatori prevedono quindi che “scomparirà in estate per poi riapparire con lo scendere delle temperature”. In riferimento a ciò, lo studio indica che nelle zone più fredde d’Italia vi sarà una manifestazione più incisiva, come in effetti è accaduto nelle prime zone rosse segnalate. Quindi anche a uguale concentrazione, l’infezione “sarà sempre maggiore al nord rispetto al sud”. Sia in Italia che in Europa.
A questo dato si è arrivati grazie a un campione di soggetti provenienti da diverse parti del paese, in particolare da ogni regione e ogni provincia: soggetti lavorativamente attivi almeno quattro giorni alla settimana, rappresentativi di tutte le categorie e di tutte le età, con varie abitudini alimentari e anche in presenza di altre patologie come l’Hiv e l’anemia mediterranea, per valutare alcune correlazioni.
Oltre a ciò, i dati mostrano chiaramente che tra la fine del 2019 e l’inizio 2020 il virus era già presente e si è spostato anche verso sud. “Concentrazioni inferiori e minore capacità aggressiva, hanno reso la maggior parte delle infezioni, soprattutto le prime, quasi asintomatiche”.
Gli anticorpi.
Il 30% della popolazione – 2.365 persone su 7.038 – è entrato in contatto con il virus, sviluppando spontaneamente anticorpi. E quasi il 90% di questi soggetti non ha manifestato nessuno dei sintomi riconducibili al Covid-19, primo fra tutti l’innalzamento della temperatura corporea. In particolare, le donne presentano ovunque (sia a nord che a sud) una vulnerabilità minore e sono “un ostacolo più arduo per il virus, proprio nella fase iniziale dell’infezione”.
Lo studio ha evidenziato anche molte altre correlazioni soprattutto riguardo alla risposta immunitaria, che può essere ritardata – seppur in maniera lieve – dalla tendenza al fumo o da carenze di vitamina D. Il dottor Pasquale Bacco ha riferito a Lumsanews che è in corso un’altra ricerca, più ampia, che coinvolge cinquecento medici e si pone l’obiettivo di analizzare i dosaggi delle immunoglobuline, cioè degli anticorpi, sui soggetti infettati.