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HomeCronaca Covid-19, parte in Italia la procedura nazionale per i test sierologici

Caso test sierologici
l'Italia cerca una procedura
unica per tutte le Regioni

Ma dal comitato tecnico un avvertimento

Rezza: "Non danno patentino di immunità"

di Rossella Dell'Anno17 Aprile 2020
17 Aprile 2020

A researcher at work in the laboratory of Clinical Microbiology, Virology and Emergency Diagnostics of the Luigi Sacco hospital in Milan, Italy, 24 February 2020. Italian authorities announced on the day that there are over 200 confirmed cases of COVID-19 disease in the country, with at least five deaths. Precautionary measures and ordinances to tackle the spreading of the deadly virus included the closure of schools, gyms, museums and cinemas in the affected areas in northern Italy. ANDREA FASANI/ANSA

Al via il progetto per la procedura nazionale per i test sierologici. Il commissario straordinario Domenico Arcuri ha ricevuto dal governo l’incarico di “avviare la procedura pubblica per la ricerca e l’acquisto dei test sierologici, che dovranno rispondere a una serie di caratteristiche individuate dal ministero della Salute”.

Cos’è. Si tratta di di un test del sangue venoso (simile a quello che misura la glicemia nei pazienti diabetici) che ha lo scopo di verificare se la persona a cui viene fatto il test è entrata precedentemente in contatto con il Covid-19, e se ha avuto l’infezione senza presentare sintomi.

Modalità. Si pensa di somministrare i test a circa 150mila persone, un campione stratificato per sei fasce di età, regione di residenza e attività professionale che rappresenti il più possibile tutta la popolazione. Ranieri Guerra, vicedirettore dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) ha sottolineato una cosa fondamentale: è necessario avere “un unico test nazionale”, perché “se si usano test diversi con performance diverse si rischia di avere una comparazione difficile”. Un altro fattore molto importante è l’attendibilità: dovrà essere superiore al 95% per portare al minimo il numero di falsi positivi.

Il direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità e membro del Comitato tecnico scientifico Gianni Rezza, ci tiene a precisare però che “il test sierologico non dà un patentino di immunità ma serve a fare uno studio epidemico per vedere la diffusione dell’infezione nelle varie aree italiane. Il test dice solo se una persona ha o non ha anticorpi contro il virus” – precisa Rezza- “non dice se siano stati acquisiti di recente ed è ancora infetta. Chi risulta positivo deve poi fare un tampone”. Il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri è della stessa opinione: “Non si sa quanto dureranno gli anticorpi, quindi i test sierologici saranno importanti per monitorare anche questo aspetto”.

Il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia invece chiede chiarezza: “Si sta sviluppando un business che non credo sfugga a nessuno. Dobbiamo tassativamente vietare qualsiasi forma di business sulla pelle degli italiani”.

Il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, chiede poi certezza sui test, come lui stesso ha confermato in collegamento con Mattino Cinque. “Io non ho nessuna intenzione di correre dietro a test che vengono processati da laboratori che poi vengono chiusi per truffa. Io questo genere di illusione ai miei cittadini non la do”, ha aggiunto.

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