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HomeCronaca Covid-19, didattica in crisi: un bambino su dieci non segue le lezioni a distanza

Covid-19, didattica in crisi
La scuola a distanza non va
un minore su dieci non segue

Lo denuncia report di Save the Children

"Così è a rischio il futuro dei ragazzi"

di Patrizio Ruviglioni11 Maggio 2020
11 Maggio 2020

Beta test con entrate diversificate e lezioni virtuali presso il liceo Alfieri, Torino, 06 Maggio 2020. Iniziano in sette scuole del Piemonte, cinque delle quali a Torino, i cosiddetti ''beta test'', ovvero le prove delle misure messe a punto dal Politecnico per la ripresa delle attività scolastiche. La sperimentazione riguarda tutte le procedure organizzative, dai turni all'uso degli spazi e ai flussi di entrata e uscita per rideterminare le attività in rapporto alla tutela della salute, oltre che ai bisogni dei piccoli utenti e delle loro famiglie. Il contributo di Torino riguarda in particolare nidi e scuola dell'infanzia. ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

Il Coronavirus mette a rischio il futuro dei bambini, fra povertà materiale e mancanza di opportunità educative. L’allarme è di Save the Children, con un rapporto dal titolo Riscriviamo il Futuro. L’impatto del Coronavirus sulla povertà educativa. L’indagine, realizzata per l’Organizzazione dall’istituto di ricerca 40 dB, riguarda un campione di oltre mille ragazzi italiani e spagnoli, tra gli otto e i diciassette anni, e i loro genitori. Di questi, il 39,9% è in condizioni di fragilità socio-economica anche a causa della crisi indotta dal Covid-19.

Da un lato, appunto, i problemi didattici. Secondo i dati, un minore su cinque incontra maggiori difficoltà a fare i compiti rispetto al passato. Inoltre, quasi il 10% dei bambini tra gli otto e gli undici anni non segue le lezioni a distanza o lo fa meno di una volta a settimana. Per questo un genitore su venti teme che i figli debbano ripetere l’anno (nonostante il ministero lo vieti), se non addirittura lasciare la scuola. E sono tassi, questi, che tra le famiglie in difficoltà economica passano rispettivamente a quasi uno su dieci e uno su dodici.

È un circolo vizioso. La crisi economica, infatti, ha impoverito le famiglie. E ora quasi un genitore su sette, tra quelli con una situazione socio-economica più fragile, ha perso definitivamente il lavoro, mentre oltre la metà ha subito conseguenze fin qui temporanee. Infine, più del 60% sta facendo i conti con una riduzione dello stipendio, al punto che rispetto a prima del lockdown la percentuale di nuclei familiari in condizione di vulnerabilità socio-economica che beneficia di aiuti statali è quasi raddoppiata (dal 18,6% al 32,3%). Nel 44% dei casi, si tratta di genitori che sono preoccupati di non poter tornare al lavoro o obbligati a cercarne uno, perché i figli non vanno a scuola e non saprebbero a chi lasciarli.

Per questo, “non possiamo permettere che l’epidemia tolga ai bambini e agli adolescenti in Italia opportunità di crescita e sviluppo”, sottolinea Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children Italia. Sulla scia di questo rapporto, la sua organizzazione ha lanciato un’omonima campagna, per un “nuovo intervento programmatico”. Nel mirino ci sono centomila fra bambine, bambini e adolescenti in trenta città d’Italia. Per molti di loro, altrimenti, “la prospettiva è rimanere indietro, perdere non solo motivazione e competenze scolastiche, ma, in alcuni casi, essere spinti ad un isolamento che può portare all’abbandono della scuola”, avverte Save the Children.

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