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HomeCronaca Covid-19, la burocrazia ferma le mascherine. Mit: “Servono a tutti”

Covid-19, la burocrazia
ferma le mascherine
Mit: "Servono a tutti"

La distribuzione è bloccata dalle regole

Ora l'Oms può cambiare raccomandazioni

di Giacomo Andreoli03 Aprile 2020
03 Aprile 2020

Ai tempi del Coronavirus burocrazia batte mascherine 1-0. Dopo l’esplosione del problema della carenza di dispositivi di protezione e la nascita di un consorzio di aziende italiane riconvertite, la nuova grana è quella della autorizzazioni mancate e dei tempi lunghi delle amministrazioni.

La produzione italiana di mascherine va avanti, ma la distribuzione in gran parte dei casi è bloccata, scatenando le ire delle aree più colpite d’Italia, a partire dalla Lombardia. Secondo l’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, dalla Protezione civile nelle ultime sei settimane “sono arrivate mascherine per quattro giorni e mezzo”. Gallera ha spiegato a Mattino 5 che “c’è una difficoltà di tutti. Noi abbiamo distribuito circa 2,5 milioni di mascherine della Protezione civile e circa 10 milioni le abbiamo acquistate da soli. Ma noi abbiamo bisogno solo per gli ospedali di 300 mila pezzi al giorno”.

Innanzitutto per partire ufficialmente con la riconversione e la produzione bisogna seguire le regole dell’ultima ordinanza del Commissario Domenico Arcuri, che prevede una serie di procedure non semplicissime per validare le fabbriche. Ci sono imprese che ancora aspettano il via libera. Per quelle che hanno ricevuto l’ok, il decreto legge del 17 marzo autorizza la produzione di mascherine in deroga alle norme vigenti. Basta quindi l’autocertificazione del produttore, che dica che si stiano seguendo tutte le regole contenute nelle direttive del Ministero della Salute (in conformità ai principi stabiliti dall’Iss e dall’Unione Europea). L’Istituto dovrebbe rispondere entro tre giorni per validare o meno le mascherine prodotte. Ma le risposte ancora non arrivano, mentre l’Inail per controllare i dispositivi per lavoratori ritiene che bisogna seguire le procedure standard (che impiegano un mese).

Lo stesso decreto, poi, rende sufficiente l’autocertificazione del produttore anche per chi importa dall’estero: in questo modo il materiale non può essere più fermato alle dogane. I sequestri avvengono solo per il materiale non destinato a servizi essenziali o salute pubblica. Come ha spiegato Milena Gabanelli su Il Corriere della Sera, però, il Commissario Arcuri ha deciso che tutto ciò che viene sequestrato deve essere accentrato presso la Protezione civile nazionale, che poi decide a quali strutture ridistribuirlo. Ma la stessa Protezione civile deve già mandare le mascherine acquistate dall’estero dalla Consip e tutto ciò rallenta le operazioni. Per superare le difficoltà e creare canali più rapidi alcune Regioni acquistano direttamente il materiale e autorizzano alcune imprese con deroghe speciali.

Intanto l’Organizzazione mondiale della sanità potrebbe rivedere le sue raccomandazioni sull’uso delle mascherine dopo un nuovo studio dell’Istituto di tecnologia del Massachusetts (Mit), secondo cui le goccioline emesse con un colpo di tosse o uno starnuto possono ‘viaggiare’ nell’aria per anche più di otto metri. Attualmente l’Oms raccomanda una distanza minima di un metro e l’uso delle mascherine principalmente per i malati. Se questi dati verranno confermati, secondo l’infettivologo David Heymann Heymann, “è possibile che indossare una mascherina sia altrettanto efficace o più efficace della distanza”.

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