Il Comune di Roma sta vagliando diverse soluzioni in questi giorni per evitare che il numero di decessi tra i clochard aumenti ancora. Tra le ipotesi prese in considerazione dall’avvocatura dello Stato, interpellata dall’Amministrazione capitolina, la chiusura dei parchi, che impedirebbe ai senzatetto di dormire sulle panchine, e l’applicazione di un trattamento sanitario obbligatorio a coloro che si rifiutano di essere accolti nelle strutture.
L’assessore alle Politiche Sociali e dei Servizi alla Persona del primo municipio, Emiliano Monteverde, non condivide le possibilità che sono state prospettate finora.
Cosa pensa dell’obbligo di ricovero proposto dall’Amministrazione Comunale?
È una boutade. Sono affermazioni che a mio avviso non hanno un riscontro con la realtà. Non è un modo di risolvere il problema. Per ottenere un tso bisogna prima fare un colloquio con uno psichiatra. Bisogna intervenire in loco, aiutando sul posto coloro che non si possono muovere, perché ci sono alcuni di loro che hanno un cane, quindi non possono essere accolti.
Voi come mi muovete concretamente?
Noi, come I municipio, abbiamo messo a disposizione – secondo il piano comunale – il rifugio Sant’Anna a Colle Oppio, che dà ospitalità a 28 persone. Non sono stati occupati ancora tutti i posti. Non è un centro autonomo, nel senso che il Comune può mandare qui le persone che ritiene bisognose di assistenza, ma si può accedere soltanto attraverso un colloquio.
Qual è il modo migliore per intervenire?
Bisogna costruire relazioni stabili, di reciproca fiducia, per poter convincere i senzatetto ad essere ospitati. Molti di loro infatti non si fidano.