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HomeSport Coronavirus, Serie A ferma. Gravina: “Concludiamo comunque, giochiamo a luglio e agosto”

La Serie A e il Coronavirus
Gravina: "Finiamo comunque
giochiamo a luglio e agosto"

Ma la Gazzetta lancia l'allarme deficit

"Club indebitati per 2 miliardi e mezzo"

di Patrizio Ruviglioni26 Marzo 2020
26 Marzo 2020

“Dobbiamo portare a termine la Serie A. Anche giocando a luglio e agosto, se necessario”. Non ha usato mezze misure il presidente della Figc Gabriele Gravina, ieri a Radio Marte, sulle prospettive che il nostro campionato di calcio, al momento fermo per l’emergenza Coronavirus, si concluda o meno. D’altronde, il rinvio al 2021 di Euro2020 – che sarebbe dovuto partite il prossimo 11 giugno – lascerebbe margine di recupero alle federazioni nazionali.

Si usa il condizionale però, perché da regolamento il 30 giugno scadranno i contratti di diversi giocatori. E, per proseguire con le stesse rose nei mesi successivi, servirà quindi una deroga speciale. Una maxi-intesa, in sintesi, fra Figc, calciatori e organi internazionali. La Uefa, nelle ultime ore, avrebbe lasciato spiragli, ma è ancora tutta un’ipotesi. “Dobbiamo programmare, dare una speranza a tutti coloro che amano il nostro sport”, ha aggiunto Gravina. E se prima gli ottimisti avevano segnato come scadenza per la ripresa i primi di maggio, ora si parla con più insistenza della fine dello stesso. Comunque a porte chiuse, s’intende. “Fino a quando avrò la possibilità, conserverò la speranza di far ripartire i campionati”, ha chiosato il presidente: “Ci servono 45-60 giorni di gioco. E io voglio farcela, anche a costo di chiedere il supporto di Uefa e Fifa per andare oltre il 30 giugno”.

Oggi, intanto, la Figc vedrà in videoconferenza le leghe italiane. Sul tavolo, le proposte da presentare al governo per contenere le perdite economiche e tutelare l’impresa calcio, ma anche gli scenari per la ripresa. Il rischio, dietro a una stagione eventualmente “monca”, riguarda soprattutto i mancati introiti da diritti tv. In questo senso, la Gazzetta dello sport ha analizzato i bilanci della stagione 2018-2019 delle squadre di Serie A. Il risultato? Due miliardi e mezzo di debiti in totale, che delineano un sistema indifeso di fronte al Coronavirus. Per scongiurare la crisi, i presidenti dei vari club vorrebbero tagliare gli ingaggi dei calciatori, negli ultimi anni schizzati alle stelle.

Ma il punto, continua la Gazzetta, è il fatturato. A una riduzione dei ricavi, al momento, resisterebbero in pochi. Su tutti, Napoli e Atalanta, che hanno chiuso in utile gli ultimi esercizi. Bene anche Cagliari e Torino, che come i partenopei non hanno debiti bancari. Ma qui, semmai, bisognerà comunque vedere in che modo il Coronavirus influenzerà il calciomercato. In caso di crollo dei prezzi, le squadre che più si affidano sulle plusvalenze (comprese le piccole) ne risentirebbero. Juventus e Inter, infine, rischiano, con la crisi, di interrompere la fase espansiva degli ultimi anni. Per quanto, però, le proprietà che hanno alle spalle (rispettivamente Exor e Suning) potrebbero servire da “ombrello”.

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