Frontiere chiuse. Dopo Austria, Ungheria, Repubblica Ceca, Danimarca, Polonia, Estonia, Lituania, Norvegia, Germania e Spagna, anche la Francia sbarra i confini e sospende il Trattato di Schengen. A questi paesi presto potrebbe aggiungersi anche la Slovenia.
Un’opzione prevista dall’accordo firmato nel 1990, che permette ai paesi membri di ristabilire “controlli eccezionali e straordinari” per “minacce gravi per l’ordine pubblico e la sicurezza interna”. Ma quello che si prospetta è un blocco totale dell’area di libera circolazione delle persone tra i ventisei paesi che ne fanno parte (ventidue dell’Unione europea, più Islanda, Norvegia, Lichtenstein, Svizzera). Ma una decisione così forte, fino allo scoppio dell’epidemia, non era mai stata presa in considerazione.
L’annuncio è stato dato ieri sera dal presidente francese Emmanuel Macron, nel discorso in cui ha comunicato le nuove misure in vigore in Francia per il contenimento dell’epidemia di Covid-19: tra cui la sospensione del trattato dalle ore 12 di oggi. “Siamo in guerra, e il nemico è invisibile”, ha detto senza sfumature l’inquilino dell’Eliseo.
Della sospensione di Schengen discuterà il Consiglio europeo, la riunione dei capi di Stato e di governo dell’Unione, che dovrà decidere anche del blocco degli ingressi dai paesi extra-Ue proposto dalla Commissione guidata da Ursula von der Leyen. Anche questa un’altra misura senza precedenti, più forte anche del blocco degli ingressi dei cittadini europei voluto dal presidente Usa Donald Trump.
Le difficoltà principali dovute al blocco di Schengen potrebbero riguardare il commercio. Per questo la presidente della Commissione europea ha assicurato “corsie rapide, preferenziali, per il trasporto di medicinali ed equipaggiamenti medici, cibo e servizi essenziali. È vitale per noi mantenere la continuità del trasporto delle merci”.
Per l’economia italiana potrebbe essere l’ennesimo problema. Un esempio è quello dell’export del settore agroalimentare: un terzo dei prodotti Made in Italy – riporta l’agenzia Dire – varca i confini dell’Unione europea. Un giro d’affari di oltre 16 miliardi di euro, che sarà sicuramente indebolito dall’epidemia.