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HomePolitica Coronavirus, riapertura fabbriche: Patuanelli per il 22 aprile, sindacati e Pd contrari

Verso riapertura fabbriche
Patuanelli per il 22 aprile
sindacati e Pd più cauti

Quattro regioni: "Fase 2 da maggio"

Toti: "Giusto differenziare la ripresa"

di Patrizio Ruviglioni17 Aprile 2020
17 Aprile 2020

L'ingresso alla stabilimento della Polini. Il fabbricato si trova ad Alzano Lombardo uno dei paesi in provincia di Bergamo che rischia di diventare "zona rossa" a causa della diffusione del Coronavirus. Alzano Lombardo, Bergamo, 06 Marzo 2020. ANSA / MATTEO BAZZI

Quando riapriranno le fabbriche? Il ministro dell’Economia Stefano Patuanelli un’idea ce l’ha: già dal prossimo 22 aprile. Purché le attività produttive rispettino i protocolli di sicurezza relativi all’emergenza Coronavirus approvati dalle parti sociali. In sintesi: che le imprese siano in grado di attenersi alle norme sul distanziamento sociale, contingentando le linee produttive e i turni di lavoro, e che possano distribuire mascherine a sufficienza a tutti i loro dipendenti.

Secondo Repubblica, Patuanelli ne avrebbe parlato con il capo della task-force governativa Vittorio Colao. Ovviamente, per rimettere in moto tutto il prossimo mercoledì i tempi d’azione dovrebbero essere serratissimi, con un nuovo Dpcm da approvare entro lunedì. Ma non sarà facile, al di là delle questioni strettamente tecniche.

Il ministro della Salute Roberto Speranza è scettico, come tutto il Pd, che vorrebbe rimandare la riapertura almeno al 28 aprile. “Rischiamo un altro passo falso”, ha ammonito Andrea Orlando, intervistato da Radio 24. Barricate anche dai sindacati, con Cgil, Cisl e Uil che fra oggi e domani vedranno il premier Giuseppe Conte per ribadire la linea: nessuno a lavoro senza norme di sicurezza, e comunque non prima del 4 maggio se non si rientra nelle filiere di prima necessità. Per il resto, si sono detti “preoccupati delle iniziative di singole regioni o realtà territoriali”. E ancora: “Non è il momento delle fughe in avanti o dei protagonismi. Occorrono linee guida omogenee e condivise”.

Il riferimento è alle spinte che Palazzo Chigi sta ricevendo da Veneto, Lombardia, Piemonte e Sicilia per una riapertura rapida. Del resto, come ha affermato all’Ansa Fabrizio Starace, membro della task-force di Colao, quella delle riaperture scaglionate è un’ipotesi al vaglio. Certo è che comunque in molti, dal 4 maggio, chiedono l’avvio della fase due e una fine parziale del lockdown.

“Col placet della scienza, si deve fare: non possiamo restare chiusi a morire”, aveva detto ieri il Governatore del Veneto, Luca Zaia. “Ma sarebbe giusto differenziare per regioni la ripresa”, ha invece avvertito questa mattina il governatore della Liguria, Giovanni Toti, a Omnibus su La7. Per Fontana, “ogni regione dovrebbe presentare il proprio progetto, le proprie idee”. La riapertura della Lombardia, ha ammesso a Mattino cinque su Canale 5, sarà “complicata”, ma al tempo stesso si è detto stufo delle polemiche: “Adesso dobbiamo pensare al futuro”. E ancora: “Va bene la riapertura il 4 maggio, purché ci sia l’ok della scienza. E, nel caso, noi non dovremo farci trovare impreparati”.

Ma dal Pd, comunque, arriva un’altra frenata. “Non dobbiamo cavalcare la voglia di ripartire”, ha detto stamattina Franco Mirabelli, vice presidente dei senatori del Pd, a Sky. “Facciamo lavorare Colao, ma va garantita la sicurezza dei cittadini affinché non ci sia una ripresa dell’epidemia”.

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