Il premier Giuseppe Conte non ci gira intorno: “Stiamo affrontando la più grande emergenza dal Dopoguerra ad oggi e il picco non è ancora arrivato, continuiamo a restare a casa”. E le parole d’ordine al tempo del Coronavirus vengono di conseguenza: “Sacrificio”, “orgoglio”, “unità”. Il premier poi non interviene sulle polemiche politiche – definite “follie” – salvo un eloquente “no comment, giudichino gli italiani” sull’alleato-rivale Matteo Renzi.
Lo stesso Conte, in una lunga intervista al Corriere della Sera, traccia la via per affrontare l’emergenza Covid-19, a base di restrizioni da rispettare assolutamente: “Le regole servono a proteggere i nostri cari, basta errori comportamentali, stop agli spostamenti da Milano verso Sud”. Il premier assicura che i servizi essenziali, come supermercati e farmacie, continueranno a essere garantiti, mentre non sono previsti ulteriori divieti, dopo la chiusura dei treni notturni. Il presidente del Consiglio si appella alla “responsabilità” il popolo italiano perché, afferma, “non abbiamo ancora raggiunto il picco e queste saranno le settimane più rischiose”. Per questo “bene le chiusure dei parchi e no alle messe in chiesa”.
Il premier ammette che l’ultimo decreto, incentrato sulla tutela di lavoratori e aziende, potrebbe non essere sufficiente. E annuncia che, risolta l’emergenza, sarà necessario “riformulare le regole del commercio e del libero mercato”. Ma tiene il punto sulla bontà dell’ultima iniziativa del governo: “Le garanzie previste nel nuovo decreto legge attivano finanziamenti che, in rapporto al Pil, sono pari a quelli della Germania”. Una risposta indiretta alla Lega, che chiedeva al governo di seguire “la via tedesca” con lo stanziamento di 550 miliardi per le imprese. Ma un nuovo intervento, un nuovo decreto economico, non è “escluso”.
Il premier difende il lavoro della Commissione Europea nell’emergenza, da cui ha ricevuto le “prime misure di sostegno medico ed economico efficaci e concrete”. E la presidente Ursula von Der Leyen? “Mi ha assicurato l’impiego di tutti gli strumenti necessari per aiutare l’Italia”. Conte anticipa pure di chiedere, nella videoconferenza del G7 di oggi, l’istituzione di un “coordinamento europeo sulle misure di ordine sanitario ed economico, con l’Italia che potrebbe dare un grande contributo”, data l’esperienza diretta.
Sul fronte delle polemiche interne invece il premier sorvola e ostenta spirito di squadra. Al governatore della Lombardia Attilio Fontana, che a più riprese critica il governo, Conte risponde che “l’organizzazione sanitaria è in mano alle Regioni”. Sulla nomina, sempre di Fontana e in apparentemente in ostilità a Palazzo Chigi, di Guido Bertolaso a consulente speciale per la Lombardia, il premier pare incassare: “Positiva”, con lo stesso spirito con cui archivia le tensioni tra il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli e il neocommissario Domenico Arcuri. E su Matteo Renzi, che critica l’operato dell’esecutivo con i media stranieri, dribbla con un “Non commento, giudichino gli italiani”.
Per Conte non è infatti il momento dello scontro, ma della responsabilità generale e del suo “orgoglio” di fronte “agli italiani che nel momento di difficoltà cantano l’inno nazionale”.