Fra qualche mese anche l’Italia sperimenterà il vaccino anti Covid-19 sull’uomo. A luglio, almeno venti volontari sani, tutti giovani adulti, potranno partecipare alla prima fase dei test del vaccino progettato dalla Reithera nel polo tecnologico di Pomezia, alle porte di Roma, e il cui sviluppo è condotto in collaborazione con l’azienda tedesca Leukocare e la belga Univercells, nell’ambito del consorzio europeo appena costituito.
“Era noto che sarebbero emersi nuovi agenti patogeni con un potenziale pandemico e stavamo lavorando a una tecnologia che permettesse di dare risposte rapide”, ha detto Stefano Colloca, fondatore della Reithera con Antonella Folgori. “Ci siamo trovati – ha osservato – ad accelerare una procedura di produzione che ci permetterà di affrontare una prossima crisi in modo più efficiente. Pensiamo di poter rilasciare il primo lotto a metà giugno e riteniamo di riuscire a iniettare il vaccino nel primo soggetto a metà luglio”, ha proseguito.
La sperimentazione clinica per avere risposte certe si articola in tre fasi. La prima fase prevede la somministrazione del vaccino a venti volontari, ma il loro numero potrebbe anche aumentare. Le risposte attese su sicurezza e immunogenicità potrebbero arrivare in settembre. “Abbiamo cominciano la sperimentazione preclinica, su topi, per valutare l’immunogenicità a diverse dosi”. Dai test preclinici, ha aggiunto, “abbiamo una risposta anticorporale totale”. Si tratta di un vaccino preventivo che, iniettato per via intramuscolare, stimolerebbe la produzione di anticorpi e l’attività delle cellule immunitarie.
Colloca ha spiegato che “una componente fondamentale deve essere la stabilità, per garantirne la conservazione e la distribuzione in sicurezza: l’obiettivo è ottenere almeno un anno di stabilità alla temperatura di quattro gradi, un obiettivo che potremmo rapidamente raggiungere grazie all’esperienza della Leukocare”.
La belga Univercells contribuirà invece con i suoi bioreattori, fondamentali per riuscire ad accelerare il processo di produzione. Questo permetterà di affrontare anche la fase due, prevista in autunno su un numero maggiore di persone, questa volta soggetti a rischio come anziani e operatori sanitari. “Impossibile al momento – ha concluso Colloca – prevedere l’andamento dell’epidemia, dovremo adattare i nostri piani di conseguenza”.
Intanto in Inghilterra sono iniziati i primi test umani sul prototipo di vaccino contro il coronavirus sviluppato dall’università di Oxford in tandem con l’azienda italiana Advent-Irbm, anche lei di Pomezia: un’esperienza vissuta come una sfida dalle centinaia di volontari coinvolti, uomini e donne in salute di età compresa fra 18 e 55 anni.
Anche la Germania ha dato l’ok alla sperimentazione che coinvolgerà 200 volontari sani. L’istituto di ricerca tedesco Pei ha autorizzato il test su un vaccino sperimentale della società BioNTech che lo sta sviluppando in collaborazione l’americana Pfizer. In Svizzera, invece, un team di ricercatori dell’università di Berna ha presentato un vaccino per il Covid-19 che potrebbe essere pronto già a ottobre. Lo riporta il sito Swissinfo.ch.
Negli Usa fanno le cose in grande. Quattro vaccini e cinque medicine in sviluppo. Quasi un miliardo e mezzo di dollari investiti dal governo federale da un giorno all’altro. Una tabella che prende forma: a settembre-ottobre la terapia e dopo gennaio 2021, non prima, l’antidoto anti-Covid 19. Questo il progetto del più grande istituto di ricerca degli Stati Uniti, il National Institutes of Health (NIH) di cui fa parte il NIAID, il National Institute of Allergy and Infectious Diseases, con sede a pochi chilometri da Washington. Da gennaio scorso centinaia di scienziati sono al lavoro, coordinati da Anthony Fauci, direttore del Niaid e figura chiave della task force contro il coronavirus voluta da Donald Trump.