Ogni giorno sale l’attesa per il bollettino della Protezione civile che, alle 18, trasmette i dati dei contagi e dei decessi da coronavirus in Italia. Quello di ieri riporta 133 decessi, facendo salire il bilancio a 366 vittime in tutta Italia. E il nostro Paese, diviso a metà, diventa il secondo al mondo dopo la Cina per numero di decessi.
Ma il bilancio dei contagi continua a salire in tutto il territorio: 6.387 persone sono risultate positive al tampone, con un incremento di 1.326 casi rispetto al giorno precedente. Finora sono guarite in tutto 622 persone. Le regioni del Sud, per contenere il contagio anche a seguito del controesodo di chi lavora al Nord, hanno deciso di imporre misure più stringenti. È il caso della Puglia, a cui poi sono seguite anche Sicilia, Campania, Puglia, Calabria, Basilicata, Molise e Abruzzo aprendo uno scontro con il Viminale.
Ma le misure imposte dai presidenti delle Regioni prevedono anche lo stop a eventi religiosi, tra cui quelli funebri, e la chiusura degli ambulatori ospedalieri, fatta eccezione per i casi critici. Anche l’Associazione Italiana di Oncologia Medica, per tutelare i pazienti oncologici, invita a rinviare i trattamenti di chemioterapia in ospedale e le visite programmate di controllo, tranne in casi urgenti.
Il virus blocca anche i trasporti: l’aeroporto di Milano Linate cancella quasi tutti voli e diverse compagnie hanno annullato le tratte sia interne che verso città europee. Ad oggi in partenza dall’hub cittadino per Alitalia sono rimasti, in totale, 26 voli. Prima dell’emergenza Coronavirus erano 204: una riduzione e razionalizzazione progressiva avviata già a fine febbraio con i primi casi italiani di Covid 19, a cui hanno fatto seguito restrizioni governative di altri Paesi, un calo di prenotazioni e in ultimo le ordinanze precauzionali del governo italiano.
Nonostante i divieti, c’è chi prova a viaggiare. I carabinieri hanno denunciato due giovani di 20 e 25 anni, provenienti da Parma, che stavano andando all’aeroporto Marconi di Bologna per prendere un aereo per Madrid, violando così l’area interessata dalle misure del dpcm.
Tutte le forze sanitarie sono canalizzate quindi a far fronte all’emergenza da coronavirus. E l’attenzione è massima per dottori e infermieri: sessanta medici di famiglia a Cosenza sono stati posti in quarantena dopo aver avuto contatti, negli ultimi giorni, con un informatore farmaceutico risultato positivo al coronavirus.
Ma c’è caos negli istituti di detenzione: dopo Modena, anche a Napoli e Foggia i detenuti hanno protestato contro le misure che impongono uno stop ai colloqui con parenti e amici, scontrandosi violentemente con gli agenti della polizia carceraria.