La rapida espansione dell’epidemia da Covid-19, partita da Wuhan e ormai estesa in tutto il mondo, sta avendo un impatto significativo non solo sulle relazioni tra gli Stati, con la chiusura delle frontiere, ma soprattutto sull’economia mondiale, con il blocco della produzione manifatturiera in Cina fino al calo delle borse in Asia, Europa e Stati Uniti. Secondo uno studio dell’Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale, l’emergenza Coronavirus potrebbe durare ancora a lungo, producendo una serie di “danni collaterali” altrettanto gravosi per gli Stati.
L’Europa
Secondo le stime di JP Morgan, l’Eurozona potrebbe lasciare sul terreno tra il 15 e il 22% del proprio Pil nei primi sei mesi dell’anno. Dopo un primo passo falso, la Bce ha dispiegato un piano di acquisti di titoli pubblici e privati da 1.000 miliardi. Anche l’Ue ha cercato di fare la propria parte e recuperato 37 miliardi del suo bilancio. Ma tutto questo evidentemente non basta, tanto che i quattro grandi paesi Ue – Germania, Francia, Italia e Spagna – hanno annunciato misure per un totale di oltre 480 miliardi.
La Germania ha annunciato un piano di 756 miliardi di euro. Di questi 400 miliardi sono garanzie sui crediti delle imprese, mentre 356 miliardi di euro (il 10% del Pil tedesco) includono stimoli fiscali per 156 miliardi e 200 miliardi per l’acquisto di azioni di imprese in difficoltà. La Francia ha annunciato un pacchetto che vale la metà di quello tedesco, ovvero poco meno di 350 miliardi di euro, mentre la Spagna, il paese europeo più colpito dall’epidemia insieme all’Italia, ha annunciato misure che toccano i 131 miliardi di euro. Misure sostanzialmente simili a quelle del nostro decreto Cura Italia che vale 25 miliardi, anche se il governo ha già annunciato che in aprile arriverà un nuovo decreto che muoverà almeno altri 25 miliardi. Nel Regno Unito, invece, il governo Johnson ha annunciato misure che valgono poco meno di 362 miliardi di sterline, circa 406 miliardi di euro.
Nel mondo
Nei paesi maggiormente colpiti, a iniziare dalla Cina, l’epidemia ha causato una grave flessione sia della domanda interna che della produzione, con riflessi significativi anche sugli scambi internazionali tra paesi. L’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) sta già rivedendo le previsioni per il 2020 al ribasso. La Cina ha subito un notevole rallentamento della sua economia a causa del virus, ed essendo il paese il primo esportatore al mondo e il secondo importatore, l’impatto del suo rallentamento si fa sentire sui flussi di scambio a livello globale.