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Cina, la fine di un incubo
epidemia sotto controllo
Xi a Wuhan canta vittoria

Registrati soltanto 19 nuovi contagi

Pechino potrebbe revocare l'isolamento

di Giuseppe Galletta11 Marzo 2020
11 Marzo 2020

Medical staff arrange medicine at Red Cross Hospital in Wuhan in China's central Hubei province on March 10, 2020. - Chinese President Xi Jinping said on March 10 that Wuhan has turned the tide against the deadly coronavirus outbreak, as he paid his first visit to the city at the heart of the global epidemic. (Photo by STR / AFP) / China OUT

Nel mondo ormai i contagi hanno superato quota 120mila e hanno toccato ben 118 paesi. Con il primo caso registrato a Cipro, nessun Paese europeo può dirsi risparmiato dal virus. Ma se i contagi continuano ad accelerare nel vecchio continente, in Cina si sono registrati appena 19 nuovi casi, il minimo da quando la autorità hanno iniziato a conteggiarli, di cui 17 all’interno della provincia di Hubei.

Per riuscirci il governo cinese ha impiegato risorse enormi e limitato pesantemente la libertà di movimento di milioni di persone. Il risultato ottenuto è però evidente e viene osservato dalle autorità sanitarie di altri paesi, compresa l’Italia.

Alle prese con il virus già da dicembre, Wuhan è in stato di rigidissima quarantena dal 23 gennaio, quando con una mossa senza precedenti Pechino ha imposto il blocco totale di tutta la provincia dell’Hubei: una misura per 60 milioni di persone ma necessaria per correggere i primi fallimenti sul contenimento dell’epidemia.

Gli ospedali migliori e con grande capacità sono stati assegnati per il trattamento esclusivo dei pazienti con sintomi seri e gravi da Covid-19, chiudendo le sale operatorie e rinviando gli interventi non urgenti.

Il governo si è fatto carico dell’intera spesa per realizzare nuovi ospedali, creare cliniche per le diagnosi, potenziare le strutture sanitarie esistenti e ingrandire i laboratori per aumentare i test. Ha speso l’equivalente di decine di miliardi di euro, assicurando a tutti i pazienti la copertura delle spese per essere diagnosticati e trattati.

Nelle settimane in cui l’esito della battaglia era incerto, Xi Jinping non si è mai spostato da Pechino, rimanendo a distanza dalla prima linea e da possibili fallimenti. Ieri mattina, con i contagi sotto controllo, eccolo entrare a Wuhan da vincitore. Nell’epicentro dell’epidemia del coronavirus, ostenta soddisfazione per essere riuscito ad arginare il contagio a livello nazionale e a “guarire” il paese.

Xi ha visitato l’Huoshenshan, uno dei due ospedali militari costruiti in dieci giorni e dedicati alla cura dei pazienti colpiti dal virus. Un breve video postato dal Quotidiano del Popolo ha mostrato il presidente con la mascherina mentre parla con i pazienti in collegamento video, si rivolge al personale medico e colloquia (da lontano) con le persone chiuse in isolamento nei palazzi. “La diffusione del coronavirus è stata sostanzialmente contenuta nella provincia dell’Hubei e nel suo capoluogo Wuhan”, ha commentato Xi nel resoconto fornito dall’agenzia Xinhua, promettendo poi “una battaglia risoluta per la vittoria totale nella guerra contro il coronavirus”.

Parole con cui il Presidente ha voluto comunicare alla Cina e al mondo intero che la sua gente è riuscita a contenere il virus, con un numero di casi nelle ultime 24 ore inferiore alla Liguria. Wuhan e lo Hubei adesso inizieranno con cautela a tornare alla normalità.

Con questo risultato, Xi Jinping è riuscito anche a ribaltare a suo favore l’ondata di polemiche e critiche che aveva ricevuto nelle prime settimane successive allo scoppio dell’epidemia. Dopo l’irritazione per la morte del medico-eroe Li Wenliang (il primo a intuire la polmonite anomala che ricordava la Sars, venendo redarguito dalla polizia), i media cinesi hanno risollevato la figura di Xi nella gestione della crisi, di pari passo con il calo dei contagi e delle morti, fino a quando lo scorso fine settimana la tv statale Cctv ha chiarito che il presidente “è al comando della situazione e ha mostrato grande lungimiranza e perspicacia”, grazie al suo “eroico coraggio”.

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