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HomeCultura Coronavirus, il virologo:”troppo tardi per trovare il paziente zero”

Il virologo Cauda sul virus
"L'ansia dei singoli
non influenzi le autorità"

"L'Italia ha adottato le misure giuste"

Il parere dell'esperto a LumsaNews

di Diana Sarti25 Febbraio 2020
25 Febbraio 2020

Nuovi casi di Coronavirus registrati anche fuori dal focolaio del lombardo-veneto, con persone risultate positive anche a Palermo e Firenze.  Sul tema è intervenuto il virologo Roberto Cauda, direttore del reparto di malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma. In un’intervista a LumsaNews ha detto che la ricerca del paziente zero non troverà più riscontro.

Professore secondo lei, prima di questo picco, l’Italia ha abbassato la guardia sul Coronavirus?

“No al contrario. Il nostro è stato tra i primi Paesi ad aver adottato misure drastiche fin da subito, come la sospensione dei voli dalla Cina ad esempio. A mio avviso l’Italia ha messo in atto le misure cautelative più rilevanti rispetto all’atteggiamento di altri Paesi europei”.

È giustificata la paura delle persone di essere contagiate?

“La paura è indipendente dal Coronavirus. È nella natura umana avere timori. Quando siamo di fronte a una malattia infettiva nuova è legittimo essere preoccupati. Però l’ansia dei singoli non deve influenzare le scelte delle autorità sanitarie e governative prese per tutelare la salute pubblica”.

Come mai non si è ancora individuato il paziente zero?

“Non si è trovato e non credo che si troverà. È passato troppo tempo. Scoprirlo all’inizio sarebbe stato utile ma adesso è irrilevante per la protezione delle persone. Abbiamo il paziente 1 e tanti altri. Quindi, piuttosto che ricostruire il passato, è più importante cercare di vivere il presente cercando di limitare la diffusione del virus. Le misure che sono state messe in atto possono aiutare a contenere la propagazione del virus”.

La bella stagione e il caldo aiuteranno a combattere l’epidemia?

“È noto che le infezioni respiratorie, non solo l’influenza, circolano più d’inverno che d’estate. Oltretutto, durante l’inverno, la trasmissione delle infezioni è favorita dal fatto che si tende a stare in luoghi chiusi. Con la Sars, che è il virus più vicino al Covid-19, l’arrivo del caldo portò a un netto calo dei casi. È un auspicio ma non ne abbiamo la certezza che l’aumento delle temperature porterà ad una diminuzione dei contagi”.

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