Precari dal punto di vista professionale e abitativo, gli immigrati potrebbero diventare vittime prescelte del Coronavirus.
Secondo Medici senza frontiere sono almeno 10.000 le persone (prevalentemente rifugiati e richiedenti asilo) che vivono tra i centri d’accoglienza e le strutture per il rimpatrio italiani. Luoghi, solitamente sovraffollati, dove è più difficile rispettare le norme igieniche-sanitarie imposte dal governo per arginare l’emergenza Covid-19, basti pensare alle distanze di sicurezza.
Redattoresociale.it ha raccolto l’allarme di diversi operatori dei centri d’accoglienza (Cas o Siproimi), per i quali, in assenza di precisi interventi da parte del governo, si stenta a tutelare la salute dei rifiugiati, che spesso sono stipati in spazi angusti e totalmente privi di assistenza specializzata. Problema analogo nei centri per il rimpatrio (Cpr), con la recente interruzione dei voli da e per l’Italia causa Coronavirus ad aver ingrossato il già folto numero di migranti lì presenti in attesa di trasferimento. Sul punto si è mosso Mauro Palma, il Garante nazionale delle persone private della libertà, che ha chiesto al ministero dell’Interno di valutare la possibilità di liberare dall’obbligo di rimpatrio diversi soggetti che nel breve tempo non potrebbero comunque farlo.
In questo scenario si capisce la preoccupazione in merito al giovane ospite di una casa d’accoglienza di Milano, risultato positivo al Coronavirus l’altro ieri. La struttura in questione è stata immediatamente sanificata ma ugualmente metà degli ospiti è stata trasferita in un’altra casa d’accoglienza.
Delicata la condizione delle baraccopoli e dei precari assembramenti presenti in grandi città come Roma e Milano ma anche nelle campagne: contesti dove il rispetto delle norme igienico-sanitarie è molto difficile e il Coronavirus potrebbe attecchire con grande facilità. Senza dimenticare i rischi cui vanno incontro i senzatetto.
A complicare il quadro anche alcuni mestieri diffusi tra gli immigrati, come quello del fattorino o dello scaricatore di merci, ruoli molto importanti in questi giorni ma altrettanto rischiosi per chi le fa, dato il continuo contatto con le persone. Se la sera, concluso il turno di lavoro da corriere a domicilio, si torna in una struttura sovraffollata come può essere una casa d’accoglienza o un piccolo appartamento condiviso in tanti per risparmiare, è facile temere il peggio.