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HomeSpettacoli Coronavirus, il mondo dello spettacolo italiano in crisi: persi 8 miliardi in un mese

Il mondo dello spettacolo
in crisi per il Coronavirus
Persi 8 miliardi in un mese

Creativi in ginocchio con le restrizioni

Salvatores: "Lo Stato aiuti partite Iva"

di Patrizio Ruviglioni16 Marzo 2020
16 Marzo 2020

Cinema e teatri chiusi, concerti annullati, festival cancellati. E così anche il mondo dello spettacolo risente delle conseguenze economiche della diffusione del Coronavirus. Il regista Gabriele Salvatores, sul Corriere della Sera, ha citato Pasolini e il dualismo terra-arte del nostro Paese per invocare aiuti finanziari per il settore: “L’Italia ha un’anima contadina e artistica –  le sue parole – Dunque anche il mondo della creatività va sostenuto in un momento drammatico come questo, perché così si sostiene l’anima stessa dell’Italia”.

Il Premio Oscar 1992 (con Mediterraneo) ha sottoscritto l’appello dell’assessore alla cultura e prosindaco di Roma, Luca Bergamo. “Adesso la priorità è certamente la sanità – ha spiegato – ma bisogna pensare anche al futuro. Ci sono tanti film in uscita e rimasti fermi. Le compagnie teatrali senza lavoro. Le nuove produzioni di fiction in programma bloccate”. E tutto ciò si traduce in un problema per la bolla dei creativi free-lance, a partita iva, che lavorano in questo mondo. Loro sono fra i più colpiti dalle pesantissime conseguenze del Coronavirus. “Il problema è che non siamo a Hollywood. Lì c’è una poderosa industria cinematografica che quando si progetta un film, mette al lavoro schiere di ideatori e sceneggiatori. In Italia è tutto «artigianato», fatica. Per questo, ci sentiamo vicini alle partite iva del mondo dello spettacolo, ma anche a tutte le partite Iva”, ha riflettuto ancora il regista.

In questo senso, i dati raccolti da AgCult aprono a scenari disastrosi già da adesso. Lo scorso venerdì, erano circa 340.000 i lavoratori del settore fermi: e, considerando tutta la filiera produttiva, la perdita stimata è di 8 miliardi di euro in un mese. Ovviamente, se il decreto dovesse essere prolungato, le prospettive sarebbero ancora più nere. Le richieste specifiche – sottoscritte da molti degli agenti del settore – riguardano in primis il riconoscimento di uno status giuridico specifico per i free-lance, con tutele previdenziali in caso di malattia e disoccupazione. Oltre a “contratti scritti e tempi di pagamento certi”. Per le imprese, invece, i firmatari invocano soprattutto la sospensione del versamento delle imposte, come già avvenuto per le società del turismo.

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