La pandemia di coronavirus continua a destabilizzare fortemente i mercati di tutto il mondo. La borsa statunitense ieri ha segnato ancora un crollo: cede oltre il 5% il Dow Jones e il 4,7% il listino dei titoli tecnologici Nasdaq, mancando così il rimbalzo che si attendevano gli analisti. La decisione del presidente americano Donald Trump di sospendere per trenta giorni i viaggi per l’Europa, annunciata nella serata di ieri, ha provocato poi il tonfo delle principali Piazze finanziarie asiatiche con Tokyo che ha ceduto il 4,4% e Sydney il 7,4%. Male anche la Corea del Sud dove, nonostante si sia registrato il minimo di nuovi casi di Covid-19 da due settimane, il listino di Seul chiude in rosso del 3,9%. Male anche i listini cinesi con Shanghai che arretra dell’1,5% e Shenzhen dell’2,2%.
Disastrosa anche l’apertura delle borse europee, che, in attesa di conoscere quali misure deciderà di adottare la Bce per non far affondare le economie del Vecchio Continente, registra fortissime perdite in tutte le Piazze: Francoforte scende del 6,5%, Parigi del 6,1%, e Londra lascia il 5,5%. A Milano il Ftse Mib crolla del 5,6% anche a causa degli ultimi provvedimenti di chiusura delle attività commerciali, varati dal governo per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Tra i peggiori titoli ci sono Cnh industrial, -9%, che risente dell’annuncio della chiusura provvisoria delle sedi produttive in Italia. Cedono l’8% anche Amplifon, Nexi e Atlantia.
L’ indice paneuropeo, Stoxx 600, che raggruppa i principali 600 titoli del Vecchio Continente arretra del 6,4%, con una capitalizzazione che si riduce di 464 miliardi di euro. Il rosso riguarda tutti i comparti, dalle assicurazioni (-6,9% l’indice Stoxx di settore) alle banche (-5,8%), dalle auto (-7%) ai beni voluttuari (-7%), ai trasporti (-7%). Crollano anche i tour operator, gli alberghi e le compagnie aeree, con Air France (-14%) e Lufthansa (-11,6%) che registrano tra i peggiori risultati.
A scatenare questa tempesta sui mercati è sicuramente l’incertezza generata dall’emergenza coronavirus, ma rimangono forti pressioni sui listini anche per la “guerra del barile” tra Russia, Arabia Saudita e Stati Uniti. Il 9 marzo Riad aveva deciso di abbassare di 8 dollari il prezzo del greggio e di aumentare la produzione di 10 milioni di barili al giorno dal prossimo aprile.