Il Coronavirus sta cambiando gli equilibri geopolitici del mondo. In particolare quelle che un tempo si chiamavano le sfere di influenza. Le mosse di Cina e Stati Uniti potrebbero infatti “avere ripercussioni anche sul lungo periodo” come spiega, in un’intervista a LumsaNews, Giorgio Cuscito, redattore di Limes, esperto di politica estera.
Quali sono secondo lei gli effetti geopolitici della pandemia attualmente in corso?
“La pandemia sta in qualche modo intaccando gli equilibri mondiali. La Cina sta cercando di scrollarsi di dosso l’immagine di responsabile della diffusione del virus. Da notare anche il tentativo che sta compiendo Pechino per cercare di diffondere l’idea che il virus stesso non si sia originato in Cina. Nell’ultimo mese il portavoce del Ministero degli Esteri cinese ha lasciato intendere che potrebbero essere stati gli Usa a rilasciare questa epidemia durante i “Giochi militari mondiali” che si sono svolti a Wuhan pochi mesi prima dello scoppio dell’epidemia. La Cina sta quindi tentando di rovesciare la prospettiva a suo favore nel rilancio dell’economia, cercando di proporsi come leader a livello globale sul piano sanitario. Senza dubbio la Repubblica Popolare Cinese sta estendendo la propria influenza in Europa, inviando materiale sanitario e medici”.
E gli Stati Uniti?
“Gli Stati Uniti invece cercano di contenere la minaccia del virus in patria e, al tempo stesso, Washington continua a incolpare e attaccare la Cina per questa emergenza sanitaria”.
Gli aiuti arrivati in Italia, da parte della Repubblica Popolare Cinese, potrebbero far cambiare a collocazione strategica del nostro Paese, alleato da 70 anni degli Stati Uniti?
“Non credo che l’Italia sia in procinto di cambiare la propria posizione nei confronti degli Usa. L’Italia non può che far parte di quell’orbita anche perché ci sono basi americane nel nostro Paese. Non bisogna dimenticarsi che siamo il quinto Stato al mondo per numero di soldati statunitensi. Dobbiamo comunque prendere coscienza che ci troviamo in mezzo a un duello, anche se non militare, tra superpotenze”.
Che penso ha in questo scenario la firma del Memorandum of Understanding con la Cina?
“Il patto che l’Italia ha siglato un anno fa con la Cina ha avuto sicuramente un peso più simbolico che concreto. Nel nostro Paese si pensava che avrebbe portato a grandi introiti economici e così non è stato. La firma però ha portato qualche minaccia degli Stati Uniti. Sicuramente grazie a quell’accordo abbiamo medici e aiuti medici ma non bisogna dimenticarsi della questione 5G e di Huawei, l’azienda cinese che si è detta interessata a costruire nel nostro Paese la rete necessaria per questa tecnologia. Quelli di Pechino non sono semplicemente gesti di altruismo, dietro ci sono interessi che vanno oltre l’emergenza pandemia. Anche gli Stati Uniti ci hanno inviato degli aiuti ma in misura molto inferiore. Russia, Cuba e Cina, rivali degli Stati Uniti, stanno cercando di guadagnare consenso con l’Italia e questo ha senz’altro una valenza geostrategica nel Mar Mediterraneo”.
Che prospettive vede nel prossimo futuro? L’emergenza Coronavirus potenzierà la cosiddetta via della seta?
“Il successo di questi sforzi da parte della Cina dipende anche da come e quando l’Italia e gli altri Paesi, a cui sta prestando soccorso, supereranno la pandemia. In autunno Cina e Italia festeggeranno il cinquantesimo anno delle relazioni diplomatiche e quella potrebbe essere l’occasione per concludere nuovi accordi. In generale bisogna monitorare sviluppi sul versante sanitario che è poi legato a quello tecnologico. Pechino vuole proporre soluzione tecnologiche agli atri paesi. Huawei ha proposto di costruire la rete cloud per gli ospedali italiani e lo ha fatto per una logica di lungo periodo: per espandere le sue attività digitali. Queste azioni potrebbero attirare altre rappresaglie degli Usa e quindi metterci in una posizione piuttosto scomoda”.
Gli Stati Uniti proseguiranno la ‘strategia isolazionista’ portata avanti in questi 3 anni e mezzo dal Presidente Trump?
“Nonostante le sue affermazioni, Trump non sta portando avanti una strategia isolazionista. Gli Stati Uniti fanno della loro influenza sull’Europa un punto forza e se rinunciasse a questo indebolirebbe la propria posizione. La Cina sicuramente si sta spendendo molto in termini di soft power ma bisogna vedere quello che faranno gli Usa e non ciò che diranno. Per Washington ora la priorità è risolvere la crisi sanitaria interna ma questo non vuol dire che non si spenderanno per contribuire al sostegno degli alleati. La politica domestica non è scissa da quella estera. È una grande partita aperta ma che va vista nel contesto di lungo periodo: quello tra Pechino e Washington è un confronto tecnologico, militare e ora anche sanitario”.