“Stanchi ma sollevati per essere rientrati in Italia”. Sono apparsi così i 56 italiani provenienti da Wuhan e atterrati questa mattina alle 10 nell’aeroporto militare di Pratica a mare (Roma). Soltanto un connazionale, che aveva la febbre, non è stato imbarcato ed è rimasto in Cina per rispettare i protocolli sanitari internazionali che vietano di imbarcare chi mostra sintomi che potrebbero essere riconducibili al virus.
Gli italiani si stanno sottoponendo ai controlli medici che dureranno per un paio di ore e poi, chi non avrà sintomi, sarà portato al campus olimpico della Cecchignola dove starà in quarantena per due settimane, il tempo massimo di incubazione del virus. In caso contrario, scatteranno i protocolli sanitari previsti per il coronavirus e ci sarà il trasferimento all’ospedale Spallanzani di Roma. “Per il momento stanno tutti bene”, ha detto il capo dell’Unità di crisi della Farnesina Stefano Verrecchia.
A non stare bene è invece un paziente straniero arrivato nella tarda serata di ieri allo Spallanzani “in condizioni compromesse e che attualmente si trova in rianimazione”. Al paziente è stato somministrato il test del Coronavirus e si è in attesa di risultati.
Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha ricordato che per oggi è previsto un vertice in teleconferenza con i ministri della Salute del G7 per fare il punto sull’epidemia: “È molto importante perché in questo momento ogni Paese si sta organizzando in maniera autonoma, ma questa è una partita di portata globale e la si può affrontare solo con una coordinazione internazionale”. Previsto anche per le 18:30 un incontro tra i capigruppo di tutte le forze politiche italiane.
Sul coronavirus Speranza ha precisato che “bisogna tenere alta la soglia di attenzione, ma non c’è bisogno di allarmismo perché la situazione è sotto controllo. In tutta Europa, in cui si contano circa 500 milioni di abitanti, in questo momento sono segnalati 21 casi, quindi numeri molto bassi”.
A proposito dell’isolamento del virus, la direttrice del laboratorio di Virologia dello Spallanzani, Maria Capobianchi, ha spiegato che “è un passo essenziale per studiare e per poter perfezionare i metodi diagnostici, individuare eventuali sostanze antivirali e per capire la biologia del virus e i suoi meccanismi patogenetici. Dall’avere a disposizione il primo materiale da studiare al momento in cui sarà disponibile un prodotto utilizzabile però passa del tempo e non è detto che questo succeda prima che la fase epidemica sia risolta”, ha chiarito la Capobianchi.