“Il leader del Nord ha detto che sosterrà quietamente la lotta della Corea del Sud contro COVID-19, oltre a esprimere costante amicizia e fiducia per Moon”. Così Yoon Do-han, uno dei portavoce della presidenza sudcoreana, ha comunicato che il presidente della Corea del Nord Kim Jong Un ieri ha scritto una lettera personale a quello della Corea del Sud Moon Jae-in, esprimendo “quieto sostegno” nella lotta al coronavirus, sicuro che “il sud sarà in grado di superare le difficoltà, auspicando che tutti i sudcoreani possano godere di buona salute”. Un messaggio a cui Moon ha risposto esprimendo gratitudine. Nel Nord invece – almeno stando a quanto dichiarato dal Paese stesso – non ci sarebbero casi accertati di contagio da Coronavirus.
Secondo il Korea Centers for Disease Control and Prevention (Kcdc), sono 35 i decessi accertati fino a oggi in Corea del Sud; 5.766 i contagi certi, di cui 438 nelle ultime ore. La zona più rossa, quella in cui è registrato il maggior numero di infezioni e contagi è Deagu, quarta città sudcoreana, due milioni e mezzo di abitanti, nella zona meridionale del Paese, dove ha sede anche la Chiesa Schincheonji, una setta religiosa che conta numerose persone infette.
Addirittura qualcuno ha definito Daegu come “la nuova Wuhan”: “Abbiamo bisogno di misure speciali di emergenza” – aveva infatti dichiarato ieri il primo ministro sudcoreano Shung Sye-kyun durante una riunione del governo, riferendosi alla necessità di stanziare fondi per misure economiche mirate – “è necessario sostenere in modo pro-attivo tutte le risorse disponibili”. Infatti proprio a Daegu gli ospedali hanno difficoltà a ospitare tutti i pazienti contagiati dal Covid-19, tanto che 2.300 persone sono in attesa di essere ricoverate in strutture mediche temporanee.