Ancora una volta, all’alba (mezzanotte italiana), l’isola giapponese settentrionale di Hokkaido è stata svegliata dalle sirene del J-Alert, il sistema di allarme di Tokio, che segnalava il passaggio del secondo missile balistico nord-coreano in meno di tre settimane. Ebbene, Kim Jong-un ha mantenuto le promesse: ha lanciato quella che sembra essere l’ennesima provocazione, nonostante le sanzioni Onu della scorsa settimana.
Il missile è partito da una base vicino l’aeroporto di Pyongyang, con una gittata anche superiore rispetto a quello del 29 agosto: 3700 chilometri, contro i 2700 dello scorso lancio, ad un’altezza di circa 770 chilometri. Sarebbe poi caduto e affondato a circa 2.000 chilometri a Est di Erimo, nel Pacifico, non lontano dalla base americana di Guam, a 3.200 chilometri dalla costa nordcoreana.
Già la scorsa volta, gli esperti avevano reputato il missile in grado di trasportare una mini testata nucleare verso gli Stati Uniti, ma in questo caso le ipotesi sono diventate certezze. Curioso che poche ore prima, il presidente Donald Trump avesse annunciato il suo viaggio nel mese di novembre in questa parte del mondo: oltre a Cina e Giappone, visiterà anche il Sud Corea, a non troppi chilometri dal confine demilitarizzato dove sono stanziate le artiglierie del nord.
Poche ore prima del lancio, come ricorda il Washington Post, Kim Jong-un aveva minacciato il Giappone attraverso la sua agenzia di stampa ufficiale: «Le quattro isole dell’arcipelago (del Sol Levante) dovrebbero essere affondate da una bomba atomica». Ma l’intelligence americana e sudcoreana avevano previsto il lancio per il 9 ottobre, Festa della Repubblica nordcoreana, immaginando anche che Kim Jong-un fosse ancora impegnato con i festeggiamenti per il test nucleare del 3 settembre, capace di provocare un terremoto di una intensità superiore alla magnitudo 6 della scala Richter.
E invece nemmeno le sanzioni dell’Onu dell’11 settembre hanno fermato il presidente nordcoreano. Di fatto non è stato approvato l’embargo petrolifero, che avrebbe bloccato l’economia nordcoreana e gli investimenti in campo militare. L’unico settore che è uscito realmente colpito è il tessile, con un taglio complessivo del 90% del commercio internazionale di Pyongyang.
Ancora una volta il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha indetto una riunione straordinaria per oggi pomeriggio. E anche il presidente sud-coreano, Moon Jae-in, ha immediatamente convocato una riunione urgente del Consiglio di sicurezza nazionale.
Dura la reazione di Mosca. «I nuovi test nucleari condotti dalla Repubblica Popolare Democratica di Corea, a tre giorni dall’adozione della nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Onu, sono certamente una sfida per la comunità internazionale. La Corea del Nord sta continuando il suo gioco molto pericoloso di “tirare la corda”» riporta il capo della commissione Esteri della Duma russa Leonid Slutsky.