Distanti su temi caldi come commercio, diritti umani e politica estera, Stati Uniti e Cina si sono stretti la mano sul clima. L’accordo sulla lotta ai cambiamenti climatici tra le due superpotenze più inquinanti del mondo è la notizia a sorpresa della giornata di ieri alla Cop26 di Glasgow. “Potenziare l’azione sul clima negli anni 2020 e contenere il surriscaldamento terrestre”: è questo il patto quasi storico tra il presidente Usa Joe Biden e quello cinese Xi Jinping per ridurre “il divario che esiste tra gli sforzi attuali e gli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi”.
L’annuncio della collaborazione è arrivato con una conferenza stampa a due dell’inviato cinese per il clima Xie Zhenhua e dell’omologo americano John Kerry. L’accordo dovrebbe consentire di adottare “misure concrete” per raggiungere l’obiettivo fissato nel 2015 a Parigi. Si tratta di mantenere l’innalzamento delle temperature della Terra sotto i 2 gradi in più rispetto all’era pre-industriale, e “fare sforzi” per limitarlo ulteriormente a 1,5 gradi sino alla fine del secolo. Cruciale è stata la promessa della Cina di ridurre le emissioni di metano. Per Kerry, sulla lotta al cambiamento climatico Pechino e Washington “non hanno scelta” se non quella di collaborare.
L’iniziativa congiunta tra Cina e Usa è “un passo importante nella giusta direzione”, ha dichiarato ieri il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Anche della collaborazione sul clima si parlerà nell’atteso faccia a faccia virtuale tra Biden e Xi Jinping, previsto per il lunedì 15 novembre.
La preoccupazione degli esperti sui cambiamenti climatici, però, è che le promesse non bastino. Nella lettera inviata ai cattolici di Scozia, Papa Francesco ha sferzato i capi di Stato riuniti a Glasgow: “Il tempo sta finendo – ha scritto – questa occasione non dev’essere sprecata, a meno di dover affrontare il giudizio di Dio per la nostra incapacità”.