Un altro video apre nuovi possibili scenari sul rapimento delle oltre duecento liceali prelevate con la forza il mese scorso dai jihadisti di Boko Haram in Nigeria. Dopo quella diffusa il 5 maggio, in cui si minacciava di vendere le giovani come schiave al mercato, una nuova clip del gruppo estremista mostra un centinaio di ragazze in preghiera coperte integralmente dal velo, mentre il leader di Boko Haram, Abubakar Shekau, offre il rilascio delle adolescenti – tutte fra i 12 e i 18 anni – in cambio della liberazione di alcuni prigionieri appartenenti al gruppo terroristico. Difficile, visto il capo coperto, dire se si tratti davvero delle studentesse rapite e impossibile identificare il luogo in cui il video è stato girato. Il governo, comunque, ha immediatamente risposto di non essere disposto a trattare, né a pagare riscatti, perché «la vendita di esseri umani è un crimine contro l’umanità».
Ancora in Nigeria? Secondo Kashim Shetima, governatore dello Stato nigeriano del Borno, le ragazze si troverebbero ancora all’interno dei confini del Paese. Shetima ha dichiarato alla Bbc di aver saputo che le ragazze sono state avvistate in Nigeria, aggiungendo di aver subito allertato le forze armate. Sarebbe in questo caso smentita l’ipotesi, ancora più allarmante, che le studentesse siano state divise in piccoli gruppi e portate in Niger, Camerun e Ciad per poi essere disperse in tutto il continente. Uno scenario drammatico, che renderebbe ancora più difficile la ricerca alle autorità africane, coadiuvate dagli esperti dei servizi segreti statunitensi inviati dal presidente Barack Obama.
Emergenza sicurezza. Amnesty International ha fatto sapere di avere prove schiaccianti del fatto che i servizi di sicurezza nigeriani fossero al corrente del blitz già alcune ore prima. L’accusa contro di loro, ora, è di non essere intervenuti per evitarlo; anzi, ha ammesso lo stesso ministro dell’informazione Labaran Maku, potrebbero esserci nei servizi segreti del Paese delle infiltrazioni terroristiche. Per sostenere il governo nigeriano, il presidente francese François Hollande ha proposto per sabato prossimo una riunione a Parigi sul tema della sicurezza nell’Africa Occidentale, a cui saranno invitati la Nigeria e i Paesi confinanti, oltre che i rappresentanti di Unione Europea, Regno Unito e Stati Uniti.
La mobilitazione sui media. Non solo il presidente Usa, ma anche la first lady Michelle Obama è intervenuta a favore della campagna internazionale per la liberazione delle liceali nigeriane, sostituendo eccezionalmente il marito nel tradizionale messaggio alla nazione del sabato. «In queste ragazze Barack e io vediamo le nostre figlie. Vediamo le loro speranze, i loro sogni e possiamo solo immaginare l’angoscia dei loro genitori», ha detto Michelle Obama, ricordando che ogni giorno, in tutto il mondo, ancora troppe giovani donne rischiano la vita per perseguire le loro ambizioni e che sono 65milioni quelle che non hanno accesso all’istruzione. E alle centinaia di volti noti che hanno aderito alla campagna social #BringBackOurGirls – riportate a casa le nostre ragazze – si è aggiunto con un tweet anche papa Francesco: «Uniamoci tutti nella preghiera per l’immediato rilascio delle liceali rapite in Nigeria».
Anna Bigano