Il ruolo di internet e dei social media, soprattutto negli ultimi anni, sta mutando l’approccio al mondo del giornalismo, rendendolo sempre più omogeneo. Nonostante questo sono ancora molte le peculiarità che differenziano la stampa nei diversi paesi. In occasione del convegno “L’informazione internazionale sul banco di prova. Giornalismo anglosassone e italiano a confronto”, presentato oggi all’Università Lumsa di Roma, in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti del Lazio e l’Associazione della Stampa Romana, Andy De Paoli, giornalista e scrittore, ha evidenziato le principali differenze tra tre tipi di giornalismo: anglosassone, americano e italiano.
“Sicuramente negli USA la professione è più accademica, elitaria, nasce dall’alto. Al contrario in Italia è caratterizzata da una visione molto politicizzata, quindi nasce dal basso”. Probabilmente anche a causa dell’editoria “impura” del bel paese, spesso l’informazione è inserita all’interno del gioco politico, non distaccata come in Inghilterra o negli Stati Uniti. Per questo negli altri paesi l’approccio sarà più oggettivo e critico.
Anche il ruolo dello stato nei canali di comunicazione cambia profondamente, negli USA infatti solo il 2% delle reti sono soggette al “public broadcasting”, diversamente in Italia sono la maggioranza. Questa differenza rende il mondo dell’informazione statunitense sicuramente più svincolato ma in ogni modo – come ha affermato De Paoli – sempre soggetto ai diktat del “ market e della pubblicità”. Internet in tutto questo gioca un ruolo fondamentale, non solo infatti tende a rendere sempre più simile l’approccio alla trasmissione delle notizie ma contribuisce a far convergere pericolosamente i fatti con le opinioni. Questo è un rischio che, come ha chiarito Andy De Paoli, “non corre solo l’Italia, che viene erroneamente considerata l’unica colpevole, ma tutto il giornalismo, anche quello statunitense e inglese”.
Cecilia Greco
