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Lumsa, la nuova comunicazione pubblica nell’era della “disintermediazione”

di Alessandra Aurilia27 Ottobre 2015
27 Ottobre 2015

IMG_7719«La trasparenza è la migliore garanzia per dare un’informazione completa e per uniformarci a modelli di comunicazione tra istituzioni e cittadini sempre più chiari e non manipolativi». Così Stefano Folli, editorialista de La Repubblica, ha introdotto il convegno “Comunicazione istituzionale 3.0 – La qualità della comunicazione per la democrazia di un Paese”, che si è svolto ieri mattina all’università LUMSA di Roma.

La comunicazione pubblica in Italia sta cambiando e chi lavora al suo interno deve saperla affrontare adottando una nuova sensibilità e strumenti tecnologici sempre più integrati con la rete, dai dispositivi digitali, come tablet e smartphone, ai più evoluti social network. «Viviamo una fase in cui bisogna superare il vizio della burocrazia di tenere le informazioni segrete, come garanzia di mantenimento del potere – ha detto Maurizio Caprara, editorialista del Corriere della Sera, già consigliere del presidente della Repubblica per la stampa e la comunicazione – L’apertura della comunicazione pubblica alle esigenze del cittadino è una necessità, e la confidenza dei giovani con i social media può rivelarsi strategica per coinvolgere chi è ancora estraneo alla rete, ad esempio gli anziani». Per Caprara, non esiste oggi un ufficio stampa adeguato ai tempi, perché ancora non si è trovata la soluzione per tenere sotto controllo una valanga di informazioni.

Chi oggi fa comunicazione istituzionale non può ignorare la centralità di Internet, e al tempo stesso la perdurante centralità della televisione: deve saper fare un uso strategico dei new media così da condizionare i contenuti degli old media, e saper lavorare sulla rete a contatto con una vera e propria “miniera di dati”. Di fatto un’attenzione anche critica al web è una scelta responsabile, perché le notizie online e offline sono profondamente legate.

Anche il ruolo del portavoce sta cambiando. «Comunicare le istituzioni al tempo dell’”antipolitica” e della “casta” è oggi il vero problema di chiunque lavori per le istituzioni – ha spiegato Roberto Natale, portavoce del presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini – Del resto, oggi la comunicazione istituzionale è sempre più dominata dalle logiche della spettacolarizzazione giornalistica. Così capita che un deputato sia famoso e un altro del tutto sconosciuto solo perché l’uno riesce a fare più notizia dell’altro».

Parola d’ordine: “disintermediazione”. I tradizionali intermediari della comunicazione pubblica devono oggi ridefinire il proprio ruolo, di fronte alla progressiva tendenza dei politici e dei personaggi pubblici a non servirsi più di uffici stampa, portavoce e giornalisti per comunicare con i cittadini, potendo farlo direttamente attraverso i social media (quel processo di scavalcamento ribattezzato “disintermediazione”). Si pensi al profilo Twitter utilizzato dal premier Matteo Renzi, o dallo stesso papa Francesco, quest’ultimo, peraltro, autore di una vera e propria rivoluzione nella comunicazione della Chiesa. «Se c’è un “principe” della disintermediazione, è proprio Bergoglio – ha detto Domenico Delle Foglie, direttore del Servizio Informazione Religiosa (SIR) – Uno che ha voluto parlare direttamente al popolo fin dalla sua elezione, in un modo che fosse comprensibile a tutti, non solo ai cattolici». «Chi non lo capisce quando parla? – ha proseguito – Cosa può fare un giornalista se non aggiungere un di più che può essere anche frainteso?».

Alessandra Aurilia

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