ROMA – Con una maggioranza tra le sigle firmatarie del 56,6% è stato approvato il rinnovo del contratto 2022-2024 per i lavoratori del pubblico impiego. L’accordo interessa 195 mila dipendenti di ministeri, agenzie pubbliche fiscali ed enti pubblici non economici e segna il debutto della settimana di 4 giorni e dello smart working. Cgil e Uil non hanno sottoscritto il contratto e hanno indetto uno sciopero generale per il 29 novembre.
Dure le parole di Maurizio Landini, segretario della Cgil, che dichiara come sia “arrivato il momento di una vera e propria rivolta sociale”. Il sindacalista attacca la manovra e il governo, sottolineando come la maggioranza abbia finora permesso solo un aumento delle tasse pagate da lavoratori dipendenti e pensionati.
Dalla maggioranza le reazioni alle dichiarazioni di Landini non tardano ad arrivare. Il senatore Salvo Sallemi, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia, condanna le parole del leader della Cgil, sottolineando come pesare le parole sia oggi “una responsabilità necessaria”. Anche il ministro degli Affari esteri Antonio Tajani è dello stesso avviso. Da Pechino si rivolge ai giornalisti, dichiarando: “Quello della rivolta sociale non è un messaggio di grande responsabilità”. Sulla spaccatura interna tra i sindacati poi aggiunge: “Sono rimasto dispiaciuto e molto, molto perplesso di un atteggiamento fondamentalista”.
Anche dal resto della maggioranza arrivano dichiarazioni di condanna per il sindacalista. Tra questi, quelle del leghista e sottosegretario all’Economia Federico Freni che in un’intervista per il Corriere assicura come “il Paese possa andare benissimo avanti anche senza l’astio e le irresponsabilità di Landini ”.
Nonostante le dichiarazioni del Governo, Cgil e Uil non indietreggiano e confermano lo sciopero generale del 29 novembre. Come conferma anche il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, lo sciopero generale è necessario per “dimostrare al governo che ciò che loro pensano non è quello che vive la gente”.