La firma del nuovo contratto nazionale dei giornalisti e l’intesa sul lavoro autonomo non placano le polemiche. Il prossimo 5 luglio, a Roma, è stata convocata un’assemblea nazionale per discutere i punti critici del testo, mentre l’8 si svolgerà sotto la sede dell’Fnsi una manifestazione di protesta. La componente sindacale Puntoeacapo ha addirittura deciso di lasciare la Federazione nazionale della stampa, che «non rappresenta più i giornalisti». L’accordo, insomma, è stato trovato soltanto per modo di dire: a scontentare gran parte della categoria, oltre all’abolizione del contributo previdenziale noto come “ex fissa”, è soprattutto il tema dell’equo compenso. Troppo basse, per molti, le retribuzioni previste dal nuovo contratto: 20 euro lordi a pezzo per chi scrive da freelance sui quotidiani nazionali, poco più di 6 per un lancio di agenzia.
Conferenza stampa alla Camera. L’assemblea di sabato e la manifestazione di martedì prossimo sono state presentate stamattina presso la sala stampa di Montecitorio dall’Associazione Stampa Romana, che ha ribadito il suo no all’accordo. «Lo spirito dell’assemblea aperta – ha spiegato Paolo Barbieri, membro della Commissione contratto dell’Fnsi (organo con funzione esclusivamente consultiva) – è quello di rimettere insieme le forze dei colleghi, sia quelli che stanno fuori dal sindacato, sia quelli che sono dentro: non solo per aprire una riflessione sul contratto, ma anche per ragionare sulla ricostruzione del sindacato. Un sindacato che fa un contratto clandestino è un sindacato in grande difficoltà con la sua categoria». «C’è un gruppo dirigente che rappresenta un problema», ha confermato Giuseppe Manzo, del Coordinamento dei giornalisti precari. «L’obiettivo dell’8 è avere più gente possibile, da tutta Italia. Per tanti precari è uno sforzo economico notevole, ma c’è già chi si sta già attivando con il car sharing».
Puntoeacapo dice basta. Alla manifestazione di martedì in corso Vittorio Emanuele parteciperà anche Puntoacapo, che accusa l’Fnsi In una dura nota pubblicata sul suo sito: «Riunisce una parte marginale della categoria, ma si arroga il diritto di scegliere per tutti. Con il contratto del 2009 ha messo in ginocchio l’Inpgi e la Casagit, provocando l’attuale disastro previdenziale e sanitario della categoria. È una Federazione che nega la democrazia, perché basa le sue maggioranze su un sistema federale che non garantisce adeguata corrispondenza tra numero di elettori e rappresentanza effettiva. L’ultimo colpo, per noi quello insopportabile, è oggi la firma di un accordo che annulla una serie di fondamentali garanzie conquistate con decenni di lotta e trattativa». Il gruppo annuncia ricorsi contro il «contratto-vergogna» e promette di indire un referendum per trovare una soluzione diversa.
Anna Bigano