Il no a un massiccio aumento delle spese militari, ma anche quello alla crisi di governo. Il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, tiene il punto sulla posizione del partito riguardo i fondi per la Difesa, invitando il governo a non forzare la mano “o si assumerà la responsabilità delle fibrillazioni”.
Allo stesso tempo, però, l’ex premier apre alla mediazione quando afferma di non aver mai messo in dubbio il rispetto degli accordi presi nel 2014 al vertice Nato, bensì la sua tempistica. Con il presidente del Consiglio, Mario Draghi, Conte cercherà “una soluzione di buon senso”, in un incontro che potrebbe avvenire già oggi o domani, in vista del voto sul decreto Ucraina previsto in Aula al Senato giovedì, dopo quello in commissione congiunta Esteri-Difesa.
Ciò che l’ex premier ribadirà al suo successore a Palazzo Chigi è la necessità di non puntare all’aumento delle spese militari fino al 2% del Pil entro il 2024, ma di diluire l’impegno in un arco temporale più lungo. Oltre alle scadenze dilazionate, già previste a causa della carenza di fondi, Conte vorrà dettagli sugli investimenti, puntando su ammodernamento tecnologico e cybersecurity.
Draghi resta convinto che il Movimento sarà responsabile e manterrà la maggioranza compatta, ma a Conte chiederà il motivo della sua virata, dopo il voto favorevole alla Camera all’ordine del giorno della Lega sull’aumento delle spese per gli armamenti di qualche giorno fa. L’obiettivo è quello di trovare un accordo prima di votare per ottenere lo stesso risultato al Senato, superando così l’ostacolo rappresentato da Fratelli d’Italia. Proprio il capogruppo alla Camera del Carroccio, Riccardo Molinari, ha però affermato che la maggioranza può fare a meno anche del Movimento 5 stelle.
Intanto, va avanti il lavoro per confezionare un testo in grado di accogliere le istanze grilline senza stravolgere l’impegno ribadito dal governo in sede europea e atlantica: l’esecutivo potrebbe così confermare il target del 2%, promuovendo segnali immediati di incremento dei fondi, ma all’interno di un percorso progressivo.
A ribadire la linea del governo sul tema è intervenuto il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, il quale ha dichiarato: “Gli investimenti per la Difesa sono importanti e funzionali ai nostri beni più preziosi, la sicurezza, presupposto imprescindibile per la pace, giacché la capacità di deterrenza è fondamentale per preservare i valori fondamentali della nostra società e le conquiste delle nostre democrazie, recentemente drammaticamente messe a repentaglio dalla sanguinosa invasione dell’Ucraina”.