Dal 4 maggio via alla fase due, ma non per tutti. Aperture scaglionate, monitoraggio dell’andamento dell’epidemia, tenuta del sistema ospedaliero e soprattutto tanta prudenza. Questi i punti fermi annunciati dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ieri, durante il primo tour in Lombardia dall’inizio dell’epidemia di Coronavirus, ha rinforzato la necessità di procedere sì, ma con rigore.
“Il rischio di un contagio di ritorno è concreto. Mi dispiace per i delusi, ma sulle aperture non si poteva fare di più”, ha dichiarato il presidente del Consiglio, preoccupato dalla risalita dei contagi nel resto d’Europa. Molto dipenderà anche dal conteggio dei casi, tanto dei tamponi quanto dei test sierologici. Con un maggior numero di persone coinvolte, i dati saranno più accurati e si potranno adottare le prossime scelte con maggiore consapevolezza della diffusione del Covid-19.
Anche il ministro della Salute Roberto Speranza invoca prudenza: “Basta poco per tornare indietro”, ha dichiarato. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità infatti, con la riapertura totale si sarebbero rischiati 151mila ricoveri in terapia intensiva già a giugno. Difende le scelte del governo anche Vittorio Colao, capo della task force per la ripartenza del Paese, intervistato dal Corriere della Sera. L’ex manager di Vodafone immagina “un’apertura a ondate che permette di testare il sistema” ma avverte: “Il rischio di recessione globale c’è, ma dipenderà dalla scoperta di una terapia e di un vaccino e dalla governance mondiale. Serve un coordinamento internazionale”.
L’ex premier Romano Prodi, intervistato da FanPage, afferma che la chiave per la ripartenza dell’Italia è investire maggiormente in quei settori che l’hanno sempre contraddistinta: “Noi abbiamo la meccanica, abbiamo il lusso, abbiamo il cibo, abbiamo tutte produzioni ad alta qualità e alto prezzo. Dobbiamo difendere e affinare tutto questo”. Prodi è inoltre scettico sulla decisione dell’esecutivo di tenere le scuole chiuse fino a settembre: “Perché non si è provata nemmeno qualche piccola sperimentazione? La scuola dell’obbligo è l’unico ascensore sociale che abbiamo per il nostro futuro”.
Nell’aula di Montecitorio è iniziato questa mattina l’esame del decreto 19, il cosiddetto decreto Covid, ma la presenza alla Camera, venerdì scorso, di un deputato della Lega positivo al Coronavirus ha suscitato la preoccupazione dei presenti. Alessandro Fusacchia (+Europa) e Emanuele Fiano (Pd) hanno chiesto alla presidenza di adottare il voto telematico o l’utilizzo anche di altre aule di Montecitorio per garantire il distanziamento. Atteso per questa sera anche il voto sul Def (Documento di economia e finanza) e sullo scostamento di Bilancio.