Il referendum sulla legge elettorale, sostenuto dalla Lega per abrogare le norme sulla distribuzione proporzionale dei seggi e trasformare il sistema in un maggioritario puro, non si terrà. Ieri sera la Corte costituzionale lo ha dichiarato inammissibile perché “eccessivamente manipolativo”. La proposta era arrivata da otto consigli regionali di centrodestra ed era stata depositata da una delegazione, guidata dal leghista Roberto Calderoli, a fine settembre dello scorso anno.
In mattinata il leader del Carroccio, Matteo Salvini, impegnato nella campagna elettorale per le regionali a Catanzaro, ha attaccato direttamente la decisione: “La Consulta è una delle ultime sacche di resistenza del vecchio sistema e dice che di legge elettorale, di Parlamento e di Governo possono occuparsi soltanto i partiti, non gli italiani”. Secondo l’ex ministro dell’Interno questa “è una scelta contro la democrazia”, così “si andrà a votare perché questi litigano ogni giorno”.
Con Salvini si schierano le altre forze di centrodestra. Il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, ha accusato la Corte Costituzionale di avere “un ruolo politico”. “Un esito già scritto” per la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. “Un altro bluff di Salvini è caduto”, ha scritto il segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti, su Twitter. Mentre il leader pentastellato, Luigi Di Maio, ha invitato a seguire “la strada del proporzionale, affinché tutti i cittadini italiani siano effettivamente rappresentati in Parlamento”.