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La mappa dei beni confiscati alla mafia nel Lazio

La mappa interattiva con approfondimenti

Il progetto nazionale lanciato da Libera

di Lumsanews21 Marzo 2018
21 Marzo 2018

Il master di giornalismo della Lumsa ha partecipato al progetto nazionale ConfiscatiBene, lanciato dall’associazione antimafia Libera su progetto di Ondata.it. Ne è venuta fuori una inchiesta di data journalism sui beni confiscati alla criminalità organizzata nel Lazio. I dati raccolti sono stati geolocalizzati e inseriti in una mappa interattiva che contiene storie e approfondimenti per ogni singolo Comune del Lazio in cui è presente un bene immobile confiscato.

I beni confiscati nel Lazio. Sono 479 i beni immobili (individuati da particelle catastali) sottratti in via definitiva alla criminalità organizzata in tutta la regione. Di questi, poco più di 200 si trovano nel territorio del comune di Roma. È la fotografia che emerge grazie ai dati, presenti sul portale Open Regio, messi a disposizione dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, Anbsc. Si tratta di appartamenti, negozi, magazzini e terreni che in grossa parte erano a disposizione della camorra, della ‘ndrangheta, della mafia, della Banda della Magliana. Si tratta di beni appartenuti a criminali, e loro prestanome, attivi fra la fine degli anni ‘70 e i primi anni del 2000. Lumsanews ha creato una mappa interattiva che contiene resoconti e approfondimenti. I dati raccolti sono stati geolocalizzati e ogni segnale sulla mappa corrisponde a un bene singolo o a un Comune.

Il riutilizzo. Gli immobili che fino ad oggi sono stati riutilizzati sono oltre cento. Un quarto del totale. In genere sono beni gestiti da Istituzioni, associazioni di volontariato, forze dell’ordine, enti pubblici e privati. A loro l’Anbsc destina il bene, e ne monitora l’utilizzo, dopo la sentenza di confisca definitiva. La maggior parte dei beni sono riutilizzata per finalità sociali (emergenza abitativa, cooperative sociali) o economici. Il riutilizzo dei beni è disciplinato dalla Legge 109 del 1996. La destinazione dei beni immobili è decisa dall’Agenzia del Demanio che può decidere anche di mantenerlo nel patrimonio dello Stato. In caso di trasferimento ai comuni, questi possono amministrare il bene in modo diretto, assegnarlo in concessione a titolo gratuito, ma sempre con finalità istituzionali o sociali.

Gli immobili riutilizzati. Un esempio significativo, da questo punto di vista, arriva da Montefiascone, in provincia di Viterbo, dove un immobile sequestrato alla mafia nel 2001 è stato affidato alla Onlus “Splendid”. L’intento dell’associazione è quello di creare un laboratorio di buone pratiche attraverso un percorso di lotta all’illegalità e di avvicinamento al “diverso”. La struttura accoglie infatti i migranti e i richiedenti asilo presenti nella provincia viterbese. Ci sono però anche situazioni nelle quali i beni vengono utilizzati per scopi commerciali o con funzioni culturali e ricreative. Tra questi spicca la “Casa del Jazz” di Roma, che si trova tra le Terme di Caracalla e la Piramide Cestia. Si tratta di un complesso immobiliare e di un terreno di oltre 24mila metri quadrati, acquistato negli anni ’80 da Enrico Nicoletti, il “cassiere” della Banda della Magliana. La struttura ospita attualmente un auditorium utilizzato per concerti dal vivo, attività didattiche e rassegne cinematografiche.

A Roma in via Tuscolana, da oltre 15 anni l’Associazione di Silvio Palermo gestisce il negozio di abiti Made in Jail. L’idea è nata nel carcere romano di Rebibbia, quando Palermo e altri ex detenuti hanno cominciato a produrre magliette. Scontata la pena, è divenuta la sua attività.

Poco rispetto del Foia. La mappatura dei beni è stata resa possibile dal Freedom of Information Act. La normativa, accolta in Italia nel 2016, riconosce ai cittadini il diritto di accedere alle informazioni in possesso delle pubbliche amministrazioni. Tuttavia non tutti i Comuni rispettano il Foia. È quanto emerso dall’inchiesta condotta da Lumsanews, che ha inoltrato oltre 100 richieste di accesso civico generalizzato. Un’istanza che obbliga le PA a rispondere entro trenta giorni.

Ma in tutto il Lazio sono poco più di un terzo i Comuni virtuosi. Mentre a Roma hanno risposto quasi tutti i Municipi, ma senza fornire i dati richiesti. In molti casi le richieste sono state accolte in modo parziale. Tuttavia, secondo i dati Open Regio, ne risultano destinati rispettivamente tre, uno, nove e quattro. Nel sito istituzionale, nella sezione ‘Amministrazione Trasparente’, il riferimento è talvolta incompleto o del tutto assente. I comuni di Cerveteri, Castel Gandolfo e Ciampino hanno pubblicato o aggiornamento i dati sul web dopo l’invio della richiesta Foia da parte di Lumsanews.

La gestione degli immobili sottratti alle mafie è regolata da due leggi nazionali. La legge 646 del 1982, cosiddetta Rognoni-La Torre, che ha introdotto la confisca e la legge 109 del 1996 che disciplina il riutilizzo. Nel 2017 la regione Lazio ha destinato 750 mila euro per svolgere lavori di manutenzioni in 11 beni immobili confiscati situati in vari comuni della regione. Nel 2014 il comune di Roma ha stipulato un’intesa con il Tribunale di Roma, Corte d’appello e Procura della Repubblica di Roma, regione Lazio, Confcommercio di Roma, Unindustria e Abi.

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