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Confcommercio, ripresa
le famiglie temono
aumento di tasse e prezzi

Le imprese più ottimiste per il futuro

Il 33% sta pensando a nuovi investimenti

di Luca Sebastiani11 Ottobre 2021
11 Ottobre 2021

Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, durante la conferenza Annuale di Confcommercio, Auditorium della Conciliazione, Roma, 29 settembre 2021. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Le famiglie sono più preoccupate per la ripresa economica rispetto alle imprese. È quanto emerge dallo studio di Confcommercio, realizzato insieme a Metrica Ricerche. Solo il 24,3% delle famiglie si è detta ottimista sui miglioramenti dei prossimi mesi, mentre il 29% ha una fiducia molto o abbastanza bassa per il futuro. Regna l’incertezza per il 46,7%. I timori maggiori riguardano il possibile calo sia dei redditi, individuato come principale rischio dall’80% del campione, sia dei risparmi, per il 68,5%. La paura è quella di un aumento delle tasse, dei prezzi e della perdita del posto di lavoro. Indicative anche le previsioni di spesa da qui alla fine del 2021: per quanto riguarda i consumi alimentari (beni e servizi) sarà stabile per il 75,5% degli intervistati, mentre per i consumi come i viaggi, i concerti e gli eventi nei teatri e negli stadi, o l’acquisto di auto e moto, rimarrà molta prudenza. 

Il quadro che illustra la percezione delle imprese è sensibilmente diverso. Il 42,7% delle aziende è ottimista e la percentuale di quelle che credono a un lento ma costante miglioramento della propria attività sale al 60,9. Il 30% prevede una sostanziale stabilità. Una impresa su tre (33,8%) sta pensando a un aumento degli investimenti, in particolar modo nei settori dell’innovazione tecnologica e della sostenibilità legata al green.

A corredo dell’indagine dell’Ufficio Studi di Confcommercio, è intervenuto anche il presidente, Carlo Sangalli: “L’economia è in fase di recupero e c’è più fiducia delle imprese. Prevale, invece, l’incertezza delle famiglie che temono più tasse, inflazione e perdita del lavoro. Incertezza che si traduce in meno consumi e dunque meno crescita. Ecco perché è vitale che la riforma fiscale punti su semplificazione e diminuzione delle tasse, passaggio fondamentale, insieme all’utilizzo efficace del Pnrr, per rimettere in moto il Paese”.

Intanto, l’Istat ha registrato un calo dell’indice destagionalizzato della produzione industriale ad agosto (-0,2%) rispetto a luglio, dopo due mesi di crescita. La media del periodo giugno-agosto rimane positiva, rispetto al 2020, con il +1,1%.

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