“Nell’area a noi assegnata, una coppia di sub, uno della Guardia Costiera e uno della Guardia di Finanza, ha trovato dei frammenti ossei in una zona che è compatibile con la parte bloccata della nave prima del raddrizzamento”. Queste le parole del Comandante Roberto Pagnanini, Caposquadra dei Sommozzatori della Guardia Costiera, dopo il ritrovamento dei resti avvenuto nella mattinata di ieri, da parte dei sub della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza. Probabilmente si tratta della siciliana Maria Grazia Trecarichi o dello steward Russel Rebello.
Ma nonostante il barlume di speranza riemerso, il Capo della Protezione Civile Franco Gabrielli invita alla cautela, poiché la natura dei resti è ancora incerta. “Bisogna prestare la necessaria cautela nel riportare tale notizia, in particolare nella scelta dei titoli. Infatti, non è possibile ancora dire né se questi siano di origine umana, né, tantomeno, riferirli a qualcuno in particolare”. Non resta quindi che attendere pazientemente i risultati degli esami sul Dna dei Ris per accertarsi del ritrovamento. E sarà proprio quell’esame a dire ai familiari se avranno qualcosa su cui piangere, dopo ben 621 giorni di angoscia.
Da martedì sono in corso le ricerche dei corpi dei due dispersi focalizzandosi sulla parte esterna della nave. Ricerche capillari che stanno coinvolgendo tutte le forze schierate. Ma cosa hanno trovato i sub dal punto di vista degli scenari? “Nella parte interna alla nave riemersa, evidentemente gli effetti della putrefazione per venti mesi in acqua di tutto il materiale organico presente sulle nave abbiamo trovato la presenza di monossido di carbonio e di anidride solforosa, che sono i prodotti proprio della decomposizione del materiale, composti altamente tossici”. Quindi ora si stanno ispezionando tutte quelle aree che poggiavano contro gli scogli, mai analizzate prima, dall’inizio dell’incidente.
Sara Stefanini