L’ex comandante Francesco Schettino è tornato ieri alle ore 20 sull’isola del Giglio (due anni dopo il tragico 12 gennaio 2012 nel quale avvenne il naufragio della Costa Concordia) preparandosi a risalire sulla nave per un sopralluogo che si terrà domani giovedì insieme ai periti del tribunale.
A deciderlo il Collegio dei giudici di Grosseto, che hanno accettato la richiesta presentata dalla difesa dell’imputato, che sottolineava il diritto formale dell’accusato di presenziare alle perizie.
Non è ancora chiaro se Schettino potrà partecipare agli accertamenti in contemporanea con i periti oppure in un secondo momento. Si tratterà della seconda perizia in poco più di un mese sul luogo della tragedia, dopo quella del 23 gennaio scorso, quando i tecnici della scientifica avevano prelevato un hard disk dalla plancia di comando. Questa volta ad essere oggetto delle analisi sarà il generatore diesel di emergenza, non funzionante già dopo l’urto della nave contro gli scogli del Giglio.
Nel frattempo spunta un’ombra ulteriore sulla condotta della compagnia di navigazione: la procura ha infatti aperto un nuovo fascicolo per un presunto reato di “modifica di stato ai luoghi” a carico dell’ingegnere Franco Porcellacchia e del perito di parte della Costa Camillo Casella. I due ispezionato la nave senza autorizzazione: un’accusa pesantissima che ha provocato, tra le altre cose, il divieto assoluto per gli imputati di soggiornare sull’isola fino alla chiusura dell’inchiesta. La notizia proviene dalla confessione dello stesso Casella: il perito ha dichiarato nel corso di un interrogatorio che Porcellacchia lo avrebbe invitato sulla nave al fine di testare gli interruttori dei generatori, un’azione che, secondo gli inquirenti, era volta a determinare in anticipo cosa avrebbero trovato i periti imparziali, se non addirittura ad alterare i dati da accertare.
Molto ferma è stata la reazione del legale della Costa, Marco De Luca, che sostiene: “E’ un’inchiesta che finirà nel nulla, non serviva una specifica autorizzazione, la stessa ordinanza del tribunale richiedeva che le parti si impegnassero a fare tutto il necessario per chiarire ogni singolo aspetto della vicenda”.
Stelio Fergola